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Pendrive-bomba in procura a Trapani, chiesti 9 anni per l'ingegnere palermitano

La procura di Trapani

Chiesta la condanna a 9 anni e sei mesi per l’«Unabomber di Pantelleria», accusato di aver confezionato la pendrive esplosa negli uffici della procura di Trapani nell’ottobre 2018. Si tratta di Roberto Sparacio, ingegnere palermitano che - secondo l’accusa - attraverso degli episodi intimidatori cercava di scoraggiare i suoi creditori.

L’uomo è accusato di minacce aggravate, di lesioni gravissime, di tentata estorsione, di fabbricazione, commercio e detenzione di materiale esplosivo e di addestramento a preparare esplosivi, per l’invio di una pen drive, prima recapitata all’avvocato trapanese Monica Maragno e poi consegnata alla Procura, fino all’apertura da parte dell’ufficiale di pg Gianni Aceto, rimasto gravemente ferito dall’esplosione.

Per questo il pm Francesca Urbani ha chiesto al gup Emanuele Cersosimo la condanna a 9 anni e sei mesi, oltre che una multa di tremila euro e la sorveglianza speciale per tre anni dopo la scarcerazione. L’uomo venne arrestato nel maggio 2019 all’esito di un’indagine condotta dagli agenti della Squadra Mobile di Trapani con il supporto della Scientifica che analizzò la pendrive esplosa in Procura trovando tracce di sostanza pirica.

Secondo le indagini Sparacio era disposto a tutto pur si salvaguardare le proprietà familiari, persino all’eliminazione fisica di uno dei creditori attraverso un killer da assoldare nel deep web. Nell’estate del 2016, a Palermo aveva anche preso a pugni uno dei suoi difensori, responsabile, secondo lui, di non aver agito al meglio per evitare la vendita all’asta di un suo appartamento.

Nel corso dell’udienza preliminare i legali dell’uomo hanno chiesto e ottenuto una perizia psichiatrica e psicologica che ha stabilito la «capacità di intendere e volere» di Sparacio. La sentenza verrà emessa il prossimo 21 febbraio.

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