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Coronavirus, a Messina mascherine a ruba: psicosi e l'immancabile complottismo

«Stavamo valutando di andare in crociera, ma adesso non ce la sentiamo più», racconta il signor Angelo che, seduto a piazza Cairoli assieme agli amici di una vita, racconta: «Non solo i viaggi, fino a che non si ha un quadro più chiaro di quello che sta succedendo e di quali sono i reali rischi, pensiamo di evitare anche di frequentare luoghi chiusi e affollati o centri commerciali, ogni tanto non nascondo che si insinua anche la paura di stringere una mano». Nelle piazze, nei bar, per strada e nei supermercati non si parla d'altro che dell'arrivo in Italia del Coronavirus. A Messina, come nel resto dello Stivale.

«Io personalmente non sono mai andato in un negozio cinese, ma conosco un amico che da ormai da qualche tempo non compra più neanche una lampadina - aggiunge l'amico Pino -. Io, in compenso, due settimane fa in farmacia ho acquistato la mascherina». Mascherine che, in città, non si trovano più ormai da giorni come conferma il presidente dell'Ordine dei Farmacisti Sergio Papisca: «Gran parte delle case produttrici sono cinesi, ci siamo rivolti ad altre aziende, ma non solo ci dicono che nell'immediato non hanno disponibilità, non sanno neanche indicarci i tempi in cui potranno garantirci la consegna. Anche i gel disinfettanti in qualche ora sono andati a ruba. Dal canto nostro scriveremo al prefetto per avere un confronto e offrire il nostro supporto anche alla Protezione civile».

«Sono un infermiere - ci dice il signor Puccio - e quello che posso dire è che non si deve esagerare, ma senza dubbio bisogna prendere le giuste precauzioni soprattutto quando si frequentano luoghi affollati, lavare bene le mani e, se non lo si è fatto, evitare di toccarsi occhi, naso e bocca».

«Inizialmente non pensavamo di doverci preoccupare così - spiegano Giacomo e Michele - noi, alla fine, siamo pensionati e ormai gran parte della nostra vita l'abbiamo vissuta, quello che più ci preoccupa sono i giovani, i nostri nipoti, il mio sta a Genova, possiamo solo affidarci a Dio».

«Potrebbe facilmente arrivare anche qui, d'altronde basta un aereo e in un'ora si arriva in Sicilia - racconta Giovanni -. Penso che la situazione più grave potrebbe verificarsi a Prato, dove ci sono tantissime concerie in cui viene impiegato personale cinese. Ho parenti in Piemonte e domani mio figlio arriva dal Trentino, non le nascondo che ho molta paura. Speriamo che la situazione non degeneri, ma da quello che abbiamo capito sembra una cosa non facile da controllare e la dimostrazione è che adesso è arrivato anche in Italia, speriamo che si riesca ad arginarne la diffusione».

Intanto a diffondersi, in maniera dilagante, sono soprattutto psicosi e palesi fake news: «Prima, al supermercato, ho sentito una signora dire al telefono “Qua moriamo tutti, hanno portato un sacco di persone alla guardia medica di Santa Teresa”, per quanto mi sembrasse paradossale sono andato immediatamente a controllare le ultime notizie per vedere se fosse vero» racconta Salvatore. C'è anche chi ipotizza teorie da massimi sistemi: «La Cina stava diventando troppo potente, secondo me è stata una mossa per ridimensionarla» dice, rivolgendosi a un amico, il signor Nino mentre passeggia sul viale San Martino. «La questione economica non è secondaria - pensa Pasquale, titolare di un bar del centro -, quanti prodotti si importano in Europa dalla Cina? Non so cosa determinerà tutto questo, certamente qualcosa anche in Italia cambierà…».

E a cambiare potrebbero essere anche i piani di molte scuole cittadine che hanno già pianificato o che stavano pianificando i viaggi d'istruzione. Alcune secondarie di primo grado, come l'istituto comprensivo di Gravitelli o il “Verona Trento-Boer”, hanno “congelato” tutte le previsioni in attesa di direttive dal Ministero, attese anche dal dirigente della “Mazzini”: «Attualmente, a parte una generica nota del Miur, non abbiamo preso provvedimenti. Fino a mercoledì le lezioni sono sospese, dopo vedremo cosa fare, bisogna affrontare la situazione con serietà e responsabilità, senza però alimentare il panico».

Lo stesso vale per gli istituti d'istruzione superiore, “Maurolico” e “Antonello” che hanno già pianificato le gite nel periodo di aprile-maggio, ancora prima erano in programma Erasmus e viaggi studio anche al “La Farina-Basile” e al “Verona Trento- Majorana” con le dirigenti Pucci Prestipino e Simonetta Di Prima che spiegano: «In assenza di provvedimenti non si possono annullare le sottoscrizioni, ogni genitore sceglierà liberamente se mandare i figli o no». Negli istituti in cui, invece, la pianificazione dei viaggi d'istruzione era ancora in una fase iniziale, come il “Bisazza”, al momento è stata sospesa la programmazione.

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