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Ingiusta detenzione, risarcimento da 670mila euro per Bruno Contrada

Bruno Contrada

La seconda sezione della Corte d’Appello di Palermo ha liquidato a favore dell’ex dirigente del Sisde Bruno Contrada, condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, con una sentenza poi dichiarata ineseguibile dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, la somma di 667 mila euro, a titolo di riparazione per l’ingiusta detenzione patita nel procedimento penale. La Corte di Strasburgo, la cui sentenza era stata successivamente recepita dalla Corte di Cassazione, aveva ritenuto non sufficientemente chiaro il reato di concorso esterno in associazione mafiosa nel periodo in cui Contrada lo avrebbe commesso, e cioè fino al 1992. L’ex 007 era assistito dall’avvocato Stefano Giordano.

I giudici hanno ritenuto che, anche se la sentenza di condanna a 10 anni di Bruno Contrada per mafia, che divenne definitiva, era stata adottata legittimamente, non poteva essere «eseguita» e quindi la detenzione dell’ex dirigente di polizia in pensione è stata comunque ritenuta ingiusta. L’ex alto funzionario, poi approdato ai servizi segreti, era rimasto 31 mesi in carcere e poi era andato agli arresti domiciliari durante il processo. La sua prima condanna risale al giorno di venerdì santo del 1996, il 5 aprile, 24 anni fa.

La sentenza divenne definitiva nel maggio del 2007. In detenzione domiciliare il condannato aveva espiato la pena quasi per intero: era accusato di essere stato vicino agli ambienti mafiosi dalla metà degli anni '70 fino al 1992, quando il reato di concorso esterno non era stato chiarito dalla giurisprudenza, cosa che avvenne nel 1994 con la cosiddetta sentenza Demitry. Fino a quel momento non era cioè «prevedibile» cosa sarebbe stato punito dallo Stato sotto il paradigma del concorso in associazione mafiosa: da qui la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, recepita dalla Cassazione e che oggi ha portato alla decisione della seconda sezione della Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Fabio Marino, in favore di un ex imputato che Fu arrestato il 24 dicembre 1992, all’età di 61 anni, e che il 2 settembre ne compirà 89.

La difesa di Bruno Contrada potrebbe impugnare la decisione della Corte d’appello. «Riteniamo - dice l’avvocato Stefano Giordano - che la pronuncia dei giudici siciliani sia perfettamente in linea con la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo e ne dia la giusta esecuzione: al di là del quantum liquidato, la Corte d’appello, con un provvedimento libero e coraggioso - continua il difensore dell’ex 007 - ha statuito che Bruno Contrada non andava nè processato nè tanto meno condannato e che dunque non avrebbe dovuto scontare neppure un solo giorno di detenzione».

Giordano rileva che sono state in questo modo «disattese le obiezioni della procura generale e dell’Avvocatura dello Stato», che ora però potrebbero ricorrere in Cassazione. Prospettiva che non allarma il penalista, che ha assistito Contrada dal ricorso alla Corte europea in poi: «Ci riserviamo di esaminare attentamente il provvedimento - aggiunge infatti Giordano - per valutare eventuali spazi per l’impugnazione in Cassazione».

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