Sabato 27 Aprile 2024

Avvicinato dai boss durante una vacanza in Sicilia, macellaio di Monza riciclava i soldi della mafia

Un macellaio di Monza di 34 anni è stato arrestato dalla guardia di finanza con l'accusa di aver riciclato fondi dei clan palermitani dell'Acquasanta e dell'Arenella, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Palermo, nel maxiblitz con 91 arresti coordinato dalla Dda di Palermo. A quanto emerso l'uomo, nato e cresciuto in Lombardia, sarebbe stato avvicinato da persone vicine ai clan durante un soggiorno in Sicilia e convinto, perché perfetto insospettabile, a riciclare il loro denaro per centinaia di migliaia di euro. Da tempo i fratelli Angelo, Giovanni e Gaetano Fontana, finiti in carcere oggi e considerati esponenti di spicco del clan dell'Acquasanta, vivono a Milano dove hanno spostato il centro dei loro affari e riciclano denaro sporco proveniente da estorsioni, traffico di stupefacenti e controllo del gioco d'azzardo. Gli inquirenti parlano di una vera e propria delocalizzazione al nord che la "famiglia" ha realizzato grazie ad una rete di complici e ai patrimoni accumulati. Affari realizzati senza intimidazioni, "con una contaminazione silente ma non meno insidiosa per il tessuto connettivo dell'economia nazionale, in termini di alterazione della libera concorrenza, indebolimento delle tutele per i lavoratori ed esposizione delle istituzioni alla corruzione", scrive il gip. L'operazione di delocalizzazione riguarda diverse attività commerciali tra cui anche attività di produzione e commercio del caffè, con un trasferimento delle aziende da Palermo a Milano, che ha goduto delle complicità di imprenditori lombardi. Gli investigatori lanciano inoltre l'allarme sulle ingerenze mafiose in una distribuzione veloce e generalizzata di aiuti e crediti per imprenditori e operatori del commercio, per favorire la ripresa economica e che, per essere tale, deve limitare i controlli preventivi delle amministrazioni pubbliche e degli istituti di credito sui potenziali beneficiari. "La velocizzazione dell'accesso alle misure di sostegno creditizio, affidata soprattutto al senso di responsabilità e alla correttezza dei richiedenti - scrive il gip - potrebbe invogliare i componenti della organizzazione mafiosa a manovre spregiudicate dando fondo a reti relazionali collaudate, con imprenditori, funzionari pubblici e agenti degli istituti di credito compiacenti, per attivare manovre truffaldine in grado di intercettare indebitamente denaro pubblico".

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