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La mafia nei cimiteri di Palermo, chiesti 130 anni per boss e gregari del clan Graviano

Il pm della Dda di Palermo Francesca Mazzocco ha chiesto 130 anni di carcere per i 28 imputati del processo «Maredolce 2», in corso col rito abbreviato davanti al Gup Michele Guarnotta. L’inchiesta della Squadra mobile da cui è nato il procedimento riguarda la mafia di Brancaccio e ha punti di contatto con una nuova inchiesta su casi di presunta corruzione all’interno dei cimiteri comunali del capoluogo siciliano.

Due imputati di Maredolce sono infatti coinvolti nella storia dei loculi ceduti a prezzi esorbitanti e dei possibili spostamenti delle bare da una sepoltura all’altra. Il pm Mazzocco ha contestato ai 28 sotto accusa i reati di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, detenzione e spaccio di droga e contrabbando di sigarette.

La pena più alta, 18 anni, è stata chiesta per il boss Luigi Scimò, detto Fabio, 57 anni, pluripregiudicato, considerato il reggente del mandamento che fu guidato dai fratelli stragisti Filippo e Giuseppe Graviano. Con Scimò sono imputati la moglie, Giovanna Antonella D’Angelo, 55 anni (richiesta di pena, 2 anni) e il genero, Pietro Di Marzo, 31 anni: per lui la richiesta è di 12 anni.

A seguire Salvatore Testa (17 anni) e l’ex latitante Pietro Luisi, per il quale sono stati chiesti 12 anni; Giovanni De Simone, Aldo e Patrizio Militello,11 anni ciascuno; Antonino Marino e Lorenzo Mineo 8 anni; Carlo Testa 7; Paolo Rovetto 4 anni e 6 mesi; Girolamo Castiglione, Caterina Feliciotti, Vincenzo Machì, Pietro Mendola, Rosalia Quartararo e Enrico Urso 4 anni a testa; Santo Li Causi 3 anni; Salvatore Li Muli, Pasquale La Manna, Giuseppe Napoli e Pietro Rovetto 2 ciascuno; Giuseppe Geloso, Paolo Leto, Adele, Gioacchino e Stefano Micalizzi un anno e 10 mesi a testa. In ordinario verranno processati Francesco Salerno, 50 anni; Giuseppe Di Fatta, 49; Lidia Dama, 54, Anna Gumina, 50; Filippo Maria Picone, 67 anni. Il processo inizierà il 7 settembre in tribunale.

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