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Scuole ai raggi X a Messina, si cercano cento aule

Dopo che 18 presidi di Messina hanno presentato la fotografia della situazione della loro scuole, la prima conta è di oltre 100 aule mancanti. All’appello devono rispondere ancora quattro istituti comprensivi e oggi il quadro sarà completo.

«Una situazione critica ma non emergenziale», l’ha definita l’assessore comunale alle Politiche scolastiche Vincenzo Trimarchi che, con l’architetto Luciana Reale dei Servizi tecnici di Palazzo Zanca ha ascoltato, analizzato e provato a risolvere i grossi problemi dei dirigenti scolastici messinesi.

Non tutti i nodi possono essere sciolti dal Comune, però. Sulle aule potrà intervenire con dei lavori di edilizia leggera, al massimo potrà verificare se ci sono spazi da poter affittare, ma sull’incremento di insegnanti e personale o sui banchi, le scuole del Paese dovranno rivolgersi al Ministero o al commissario Arcuri. Durante la riunione di questi ultimi due giorni, si sono alternati umori opposti. Ci sono scuole che hanno in casa la soluzione alla lievitazione del numero di classi, ma molte non hanno una via d’uscita perché erano già sature prima di marzo, a maggior ragione adesso.

Questo accade perché all'interno delle aule non può più entrare lo stesso numero di studenti che trovava posto fino allo scorso anno scolastico. Ad ogni studente devono essere garantiti, per rispettare le norme anti-Covid, oltre 2 metri quadri di spazio, cioè quasi il doppio di quanto non fosse necessario prima del lockdown. In termini pratici, a larghi tratti, dove prima trovavano posto 25 ragazzi adesso ne entrano 17. Quegli 8 ragazzi creano i cosiddetti “esuberi” che devono assorbiti con la creazione di nuove classi che, dunque, hanno bisogno di nuove aule e quindi di nuovi insegnanti. Alcuni istituti cittadini riescono a supplire alla crescita del numero di classi e aule, utilizzando spazi che avevano in più, oppure adattando palestre, laboratori e sale docenti. Ma altri non hanno alternative e quindi è caccia alle aule, dentro, e soprattutto fuori dalle scuole. All’appello, oggi, ne mancano poco più di cento.

Dai report che ogni scuola ha presentato al Comune emergono soluzioni che possono essere realizzate nelle poche settimane che ci dividono dalla prima campanella. Abbattimento di tramezzi, realizzazione di divisori in spazi molto grandi, realizzazione di scale antincendio per sfruttare piano sopraelevati. Tutti lavori che possono essere realizzati, per esempio, con gli 800 mila euro che lo Stato ha messo a disposizione di Palazzo Zanca. Ma se ne servissero di più, è difficile immaginare che l’Amministrazione non li trovi fra le sue riserve.

D’altro canto, se davvero vuole evitare i doppi turni, dovrebbe spenderli per trovare in affitto dei locali pronto uso. Una parte delle 100 aule che mancano, quindi, potranno essere recuperate con questi lavori d’edilizia che potranno essere realizzati dal Comune con sette contratti aperti per accelerare i tempi d’intervento , ma, con la supervisione dell’ente, anche le singole scuole potrebbero avviare le opere. Il resto delle aule, invece, dovrà essere recuperato in zone limitrofe alle scuole in cui già si registrata il “tutto esaurito”.

E l’esperto cosa ne pensa? «La conformazione delle scuole più vecchie della città – spiega l’ingegnere Daniele Donato Orioles, che è il responsabile della sicurezza di tre Istituti comprensivi, Albino Luciani, San Francesco di Paola e Pascoli – è inadatta. Nel senso che in scuole importanti le aule sono strette e lunghe e con i banchi biposto è difficile rientrare le misure previste. Per questo istituti in edifici storici hanno assoluto bisogno di avere i banchi monoposto per ospitare più alunni. Nelle scuole più nuove è più facile perché si può rimodulare meglio lo spazio intervenendo sulle strutture».

«In questo momento ho circa 130 esuberi – dice la preside dell’Istituto Evemero Angela Mancuso – e sono suddivisi fra i vari 10 plessi. In particolare nel plesso principale e poi all’infanzia di Ganzirri. Possiamo provare a trovare spazi alternativi in zona, per esempio, al cinema Iris, all’Horcynus Orca negli hotel della zona. Sono idee, proposte che dovranno essere valutate al più presto». Lunedì prossimo, invece, il gruppo di lavoro della Città metropolitana sarà a Sant’Agata di Militello per verificare con un sopralluogo le modalità per supplire alla carenza di aule, ben 13, dello Sciascia-Fermi.

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