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Corruzione nella gestione dell'acqua a Favignana, il sindaco si dimette

Giuseppe Pagoto

Si è dimesso il sindaco di Favignana, Giuseppe Pagoto, che da venerdì si trova agli arresti domiciliari, accusato di corruzione, abuso d’ufficio, falso, frode in pubbliche forniture e truffa. In mattinata il segretario comunale ha acquisito la lettera di dimissioni dell’ormai ex primo cittadino a cui hanno fatto seguito le dimissioni dell’intera giunta, prospettando un ipotetica finestra di voto ad ottobre. In seguito all’applicazione della misura cautelare il prefetto Tommaso Ricciardi aveva disposto la sospensione, in virtù della legge Severino.

L’indagine della procura di Trapani (procuratore aggiunto Maurizio Agnello, sostituti procuratori Matteo Delpini e Rossana Penna) denominata 'Aegades' riguarda in totale 24 persone, tra cui l’ex direttore dell’Area Marina Protetta, Stefano Donati (sottoposto all’obbligo di dimora a Roma), l’ex vicesindaco Vincenzo Bevilacqua, il comandante della polizia municipale, Filippo Oliveri, e una dipendente di una compagnia di navigazione di Napoli, tutti e tre gli arresti domiciliari.

Alcuni degli indagati oggi verranno interrogati dal gip Emanuele Cerosimo. Secondo l’accusa, Pagoto era al centro di «un presunto accordo corruttivo» sull'aggiudicazione del contratto di fornitura di acqua potabile, mediante navi cisterna, nelle isole minori della Sicilia. L’accordo - secondo le indagini della Guardia di Finanza - consisteva «nell’omettere i controlli nello scarico dell’acqua» e nella «falsa attestazione di fornitura di quantitativi superiori a quelle effettivamente erogati» che erano pagati dalla Regione Sicilia, che avrebbe avuto un danno erariale stimato dalla guardia di Finanza in circa 2 milioni di euro.

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