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L'addio a Nino Calarco, il ricordo di Lino Morgante

Nino Calarco

Nino Calarco è stato una presenza costante nella mia vita. Lui e mio padre erano compagni di liceo, al Maurolico, e si frequentavano anche al di fuori della scuola. La loro amicizia era talmente forte da avere contagiato le nostre famiglie, profondamente. Non c'è stato giorno, a pranzo o a cena, senza che mio padre parlasse di Gazzetta, dei dialoghi col suo fraterno amico e collega Nino, col quale ha condiviso un'intera vita umana e professionale.

Il giornale era il loro mondo, “presente” anche il giorno di capodanno, quando si festeggiava tutti insieme a casa sua a Ganzirri e si brindava con le persone care, augurando salute e felicità, e sempre tanta ma tanta fortuna per Gazzetta. Non mancava mai la sua fragorosa risata quando a tavola si ricordava qualche aneddoto.

Che grande affetto ha legato le nostre famiglie. Mi diceva spesso: ricordati che ti ho cresimato, siamo entrati mano nella mano in chiesa, avevi i pantaloni corti, potrai contare sempre sulla mia persona. Così come io conterò sempre su di te anche in azienda. Io, tuo padre, tuo nonno siamo stati a fianco di Bonino per fare nascere la Gazzetta che ha dato voce a due regioni e lavoro a tante famiglie, noi compresi.

Dobbiamo essere sempre grati. Gazzetta bisogna difenderla e “servirla” sempre con impegno. E il suo è stato totale, ogni giorno in prima linea fin dalle prime ore del mattino quando, tramite il centralino, si faceva chiamare i colleghi per distribuire complimenti e rimproveri. Non gli sfuggiva un refuso, qualche volta segnalato “spedendo” col fattorino la pagina con un post it sul titolo o sull'articolo incriminato.

Non tutti hanno le stesse capacità, diceva, ma tutti devono dare il massimo. Non sopportava la superficialità, le cialtronate come diceva spesso. Si arrabbiava, davvero, poche volte e dopo qualche minuto era come se nulla fosse accaduto. Col direttore si parlava di tutto, anche di cose personali, ci si confidava, qualche volta lui, qualche volta io. Che persona buona, altruista e pronto ad aiutare parenti, amici e colleghi – la Gazzetta è una famiglia diceva - ma senza farlo sapere!

Con la Fondazione Bonino Pulejo è intervenuto tante volte con grandi e piccole iniziative, in prima linea anche in occasione dell'alluvione di Giampilieri. Il direttore mi ha insegnato tanto, ci ha insegnato tanto. Anche a considerare la Sicilia e la Calabria, nostra area di diffusione, la nostra patria ideale. Vedrai, se ci sarà il giusto impegno, soprattutto da parte della politica, avranno un avvenire di sviluppo e prosperità. Noi lottiamo e lotteremo sempre per questo.

Me lo ha ripetuto anche quando mi ha convocato nel suo ufficio per dirmi che avrebbe lasciato la direzione di Gazzetta e la presidenza della Fondazione Bonino Pulejo. Mi ha abbracciato, emozionato, rintuzzandomi quando gli ho detto di ripensarci. Le mia decisione è ponderata e non tornerò indietro, tra sei mesi la ufficializzerò. Sono sereno, consapevole che Gazzetta e Fondazione sono e saranno sempre in buone mani.

Caro direttore, ci dicevamo sempre che la vita va vissuta senza mezzi termini per non avere rimpianti, tu l'hai vissuta in pieno da uomo del fare, sempre sensibile e sincero. Grazie dalla grande famiglia della Gazzetta.

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