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Stop lezioni in presenza a Messina, un diktat annunciato che dispiace a pochi

Lo stop alla didattica in tutto il territorio comunale di Messina ha colto in contropiede famiglie e docenti, ma alla fine, in un primo giro di orizzonte, sono in pochi a dolersi di questa decisione. Un lockdown scolastico per l'intera prossima settimana che riattiverà, qualcuno da domani altri nei giorni successivi, le lezioni a distanza, croce e delizia della Fase uno della scorsa primavera. Adesso, le scuole arriveranno più preparate, avendo rodato le procedure e anche le famiglie avranno modo di riorganizzare il “menage” in vista delle lezioni online. Il sindaco De Luca ha preso questa decisione sulla scorta di una indicazione, sotto forma di proposta, del commissario per l'emergenza Covid Carmelo Crisicelli.

«Abbiamo avuto la consapevolezza del precipitare della situazione - dice il preside dell'Ic Catalfamo Angelo Cavallaro - perché la nostra scuola si trova proprio a pochi metri dalla zona del drive-in, dove l'Asp ha organizzato la somministrazione dei tamponi. Le auto in fila sono cresciute giorno per giorno e siamo stati sopraffatti dalla vicenda. Non abbiamo avuto casi nella nostra scuola, ma i segnali attorno a noi erano sempre più preoccupanti. I contagi aumentavano nel più ampio ambito familiare degli studenti. La paura è cresciuta giorno dopo giorno, basta pensare che avevamo 500 ragazzi a tempo pieno con la mensa in molti casi, già pagata, e invece siamo scesi a quota 50. Ho la sensazione che Messina abbia solo anticipato i tempi rispetto al resto dell'Italia. Noi potremmo cominciare la didattica a distanza mercoledì, se martedì il collegio docenti darà il via libera ad una sperimentazione".

Al “Villa Lina”, domani in ogni caso non si sarebbe fatta scuola per la commemorazione dei defunti, ma da martedì scatta la didattica a distanza. Un paio di giorni fa si è registrato il caso della positività di un docente. Adesso sono in isolamento, in attesa di tampone, una classe, i familiari dei ragazzi e altri docenti venuti a contatto con il collega. «Abbiamo già avvertito tutti i docenti e le famiglie che martedì cominciano le lezioni via web - afferma la dirigente Sissi D'Amico -. Concordo sulla necessità dello stop alle lezioni in presenza, perché c'è stata un'impennata di contagi. La scuola, luogo in cui si riuniscono centinaia di persone, è area di rischio potenziale per tutta la comunità scolastica, compresi i familiari, i nonni dei bimbi. È vero che in classe ci sono tutte le cautele possibili. Misuriamo la temperatura a tutti ogni giorno. Ma ciò che succede fuori è incontrollabile. All'entrata e uscita gli assembramenti sembrano inevitabili».

A fare da apripista alla chiusura forzata è stata la Cannizzaro Galatti. Quattro casi, due bimbi e due docenti, hanno portato Asp e sindaco a imporre la chiusura sino al 13 novembre. «Da domani cominciamo con la Dad per tre ore per classe al giorno - sostiene la preside Egle Cacciola -. Per un'ora la faranno anche i piccoli dell'infanzia. Mi aspettavo la chiusura delle scuole da tempo. Non ritengo opportuno vivere in due mondi paralleli. A scuola c'è cura ai particolari sulle distanze e la sicurezza e fuori si vive nella irresponsabilità. Sono gli adulti a penalizzare i giovani. I nostri docenti hanno subito avvertito della positività, ma in giro c'è tanta gente che non dice di essere un pericolo per chi gli sta intorno». All'Istituto Jaci nessun caso. «Ma è bene procedere con cautela - dice la dirigente Maria Rosaria Sgrò -. Le scuole potrebbero essere la principale fonte di veicolo al contagio se fuori non si fa attenzione a tutto il resto».

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