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Estorsioni e aste gestite dai clan Santapaola e Laudani: 18 arresti a Catania

Nell’inchiesta oltre alle misure cautelari disposte dal Gip vi sono 37 indagati

Diciotto persone sono state arrestate, tra carcere e domiciliari, in un’operazione antimafia scattata all’alba e condotta dai miliari della Guardia di finanza di Catania contro esponenti dei clan Santapaola-Ercolano e Laudani. Oltre cento i militari impegnati in un blitz in cui sono stati contestati i reati di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, all’usura, alla turbativa d’asta, al favoreggiamento personale, alla detenzione e al porto di armi da fuoco. Scoperte dai militari delle fiamme gialle infiltrazioni mafiose nelle aste pubbliche. L’operazione coordinata dalla procura distrettuale è stata eseguita dai militari del nucleo economico e finanzario, dallo Scico e dal Gico della Guardia di finanza.

Nell’inchiesta oltre alle misure cautelari disposte dal Gip vi sono 37 indagati. Sequestrate le quote sociali e il patrimonio di una società di trasporti. Dei 18 arrestati dell’operazione 'Report', dieci sono in carcere e otto ai domiciliari. Il sequestro preventivo del valore di un milione di euro ha riguardato le quote sociali e il patrimonio aziendale della «Friscus srl», società operante nel settore della logistica per trasporti, la cui proprietà è stata fittiziamente intestata a una prestanome del clan, al fine di eludere gli accertamenti patrimoniali. Trentasette sono in tutto le persone sottoposte all’indagine avviata nell’estate del 2017 e conclusasi alla fine del 2019.estiva il gruppo dei Laudani sul territorio.

Ordini dal carcere con i succhi di frutta

Ci sono estorsioni, aste giudiziarie e armi tra le attività portate avanti dal clan Laudani e dalla famiglia mafiosa dei Santapaola:  dalle indagini è emerso come gli affari criminali ruotavano attorno alla figura di Orazio Scuto, 61 anni, vertice del clan Laudani ad Acireale che dal carcere di Caltanissetta dove era detenuto impartiva ordini. Scuto, detto 'Il vetraio", comunicava con l'esterno tramite alcune lettere - nascoste nei brick dei succhi di frutta o nelle barrette di cioccolata - che venivano recuperate dalla figlia Valentina (anche lei arrestata) durante i colloqui in carcere per essere recapitate a Litterio 'Rinò Messina, incensurato, che gestiva il gruppo dei Laudani sul territorio.

Le estorsioni

Nell’inchiesta «Report» sono stati riscontrate, in primo luogo, 8 estorsioni: gli uomini del clan Laudani in alcuni casi chiedevano denaro a imprenditori e professionisti per finanziare l’associazione mentre, in altre circostanze, fungevano da agenzia di recupero credito, per favorire illecitamente imprenditori, i quali - a fronte di crediti commerciali non pagati - hanno preferito, invece che procedere legalmente, fare ricorso all’intermediazione degli esponenti mafiosi per recuperare le somme, avvalendosi della forza di intimidazione legata all’appartenenza all’organizzazione criminale e al fine di accelerare la procedura di incasso del credito.

Le minacce per acquistare i beni sequestrati

L’altro settore coinvolto dalle attività di indagine è quello rappresentato dalle interferenze nelle procedure giudiziarie di vendite all’asta di beni. In questo ambito il clan è intervenuto, affinchè gli imprenditori dichiarati falliti - nei cui confronti era stata attivata la procedura di esecuzione immobiliare - potessero illecitamente rientrare in possesso del bene posto all’asta, ricavandone utilità. In questo contesto, esponenti del «clan Laudani» si sono attivati, ricorrendo a minacce e intimidazioni, in modo da inibire la partecipazione di potenziali offerenti alla procedura esecutiva, in tal modo garantendo al debitore 'esecutatò di ottenere, sia pure attraverso intestatari fittizi, la restituzione dei beni. Nell’occasione è stata un’asta immobiliare effettuata presso il Tribunale di Catania: in quell'occasione un imprenditore, proprietario di un appartamento oggetto dell’esecuzione fallimentare, ha richiesto ed ottenuto l’intervento di uno degli affiliati Litterio «Rino» Messina, al fine di alterare la procedura di vendita del bene. In tale occasione il gruppo ha individuato un prestanome compiacente e, contestualmente, ha allontanato i potenziali offerenti, attraverso il ricorso ad intimidazioni e minacce.

In carcere

Bonaccorso Carmelo nato il 28/12/1962 a Catania (CT); Bonanno Rosario nato il 08/10/1962 a Catania (CT); Brancato Girolamo nato il 20/11/1973 a Catania (CT); Cageggi Giacomo nato il 28/04/1980 a Catania (CT); Caruso Alberto Gianmarco Angelo nato/a il 31/03/1980 a Catania (CT); Casesa Mirko Pompeo nato il 10/03/1983 a Catania (CT); Mazzaglia Salvatore nato il 29/05/1957 a Nicolosi (CT); Messina Litterio nato il 16/10/1962 a Catania (CT); Puglise Antonino nato il 08/03/1965 a Catania (CT); Scuto Orazio Salvatore nato il 01/01/1959 a Aci Catena (CT)

Agli arresti domiciliari

Tiezzi Dante Giuseppe nato il 02/12/1962 a Catania (CT); Sidoti Rosaria Gabriella nata a Catania il 18/07/1972; Pappalardo Vincenzo Massimiliano nato a Catania il 13/08/1969; Anicito Luca nato il 02/05/1974 a Paternò (CT); Giuffrida Alfio nato il 04/02/1966 a Biancavilla (CT); Mannino Rosario nato il 06/10/1964 in Germania (EE); Pappalardo Gianfranco Antonino nato il 05/10/1972 a Paternò (CT); Scuto Valentina Concetta Caterina nata il 23/07/1987 a Catania (CT)

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