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Coronavirus, verso i nuovi colori: la Calabria rischia la zona rossa. La Sicilia tiene

Atteso il monitoraggio dell'Iss, come di consueto previsto per domani. In Calabria l'Rt è ancora superiore ad 1, mentre la Sicilia resterà arancione

Si avvicina il venerdì, il giorno ormai conosciuto per il monitoraggio dell'Iss (Istituto superiore sanità) che riporta i dati della settimana. E' il giorno in cui ormai le regioni si sono abituate al cambio di colore ed è il giorno in cui, a poco più di una settimana dalla Pasqua, la Calabria potrebbe cambiare colore passando dalla zona arancione alla zona rossa. Domani sono attesi a Catanzaro, il ministro della Salute, Speranza, il commissario all'Emergenza Covid, generale Figliuolo, ed il capo della Prot. civile Curcio. Ed è proprio in queste ore che la cabina di regia del Cts (Comitato tecnico scientifico) che sta valutando i dati della Calabria: regione in cui l'andamento della vaccinazione sta migliorando (anche se sempre penultima in Italia, peggio solo la Sardegna), ma nella quale i dati destanoa ancora qualche preoccupazione. A partire dall'indice Rt, che dovrebbe attestarsi ad 1..25 e ad un numero di contagi e ricoveri in aumento.

La Sicilia resta arancione

Rimarrà arancione la Sicilia che in queste ultime settimane ha registrato un deciso calo nei numeri, anche se il passaggio a zona gialla (prima del ritorno in arancione) ha determinato una semi libertà che ha portato in qualche modo ad un abbassamento della tensione di guardia contro il coronavirus.

I numeri della Fondazione Gimbe. In calo nuovi casi, ma allarme intensive in 12 regioni

"Per la maggior parte delle Regioni – spiega il presidente Cartabellotta – è evidente la netta correlazione tra variazione percentuale dei nuovi casi e il 'colore' delle Regioni di 3 settimane fa". Infatti, nella maggior parte delle Regioni che erano in zona rossa o arancione o avevano comunque attuato rigorose restrizioni mirate, la variazione percentuale dei nuovi casi è in riduzione: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Molise, P.A. Bolzano, P.A. Trento, Umbria. Viceversa, lo stesso dato è in aumento in Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d'Aosta e Veneto, che 3 settimane fa erano in area gialla o bianca. La situazione di Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Toscana è di più difficile interpretazione, dimostrando che altri fattori (ad esempio, intensità dell'attività di testing, rispetto delle misure individuali) influenzano la curva dei contagi.

"Nonostante la lieve flessione della curva dei contagi – commenta Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe – peggiora la situazione sul versante ospedaliero, anche perché la terza ondata è partita da un 'altopiano' molto elevato di posti letto occupati". Infatti, a livello nazionale entrambe le soglie di allerta di occupazione di posti letto da parte di pazienti Covid in area medica (>40%) e in terapia intensiva (>30%) sono superate: rispettivamente 43% e 39%. Superata la soglia d'allarme in 10 e 12 Regioni rispettivamente per l'area medica e per le terapie intensive, che in 5 Regioni hanno una saturazione uguale al 40% (Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Abruzzo, Toscana) e in 5 uguale al 50% (Marche, Lombardia, P.A. Trento, Piemonte, Emilia-Romagna). "Su questo fronte - spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe - è incoraggiante la frenata dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva: la curva della media mobile a 7 giorni dopo 4 settimane di incremento si è appiattita".

 

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