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Coronavirus in Sicilia, lo sfogo e la rabbia di Musumeci

Il governatore all’Ars difende l’ex assessore Razza e risponde alle accuse dell’opposizione

Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci

Il governatore Musumeci sotto assedio all’Ars si difende a viso aperto dalla raffica di accuse sulla sanità, alla luce dell’inchiesta sui dati taroccati. Al coro dell’opposizione (Pd e Cinquestelle), che ha invocato le sue dimissioni, il presidente della Regione risponde difendendo l’ex assessore Razza, messo in ombra da un avviso di garanzia e confermando la volontà di mantenere il timone del governo: «Solo i vili e i fuggiaschi si dimettono, siamo qui perché questa terra la vogliamo cambiare».

Ma Musumeci non si è limitato a una difesa d’ufficio. Nel suo intervento all’Ars chiama in causa la procura di Trapani che coordina l’inchiesta: «Chiedo ai magistrati che si stanno occupando della vicenda, più sobrietà, meno vetrine , meno interviste. Un pm nella fase iniziale dell’indagine deve avvertire la necessità di meno sovrapposizione mediatiche. Se fossi avvocato direi non si indaga per sapere se c’è notizia di reato ma perché c’è una notizia di reato. Un Pm non deve esprime valutazioni di carattere morale o etico su persone che ricoprono cariche pubbliche, si deve occupare dei reati». Poi il riferimento alle «espressioni infelici» pubblicate nell’ordinanza: «L’espressione “spalmiamo i morti” può suscitare giustamente indignazione. Però se si fosse detto distribuiamola o accreditiamola, forse avrebbe suscitato meno reazione. Quel termine si riferiva al fatto che quei dati erano arrivati dalle strutture con cinque giorni di ritardo, quindi non avrebbe avuto senso caricarli in un solo giorno, quello sì sarebbe stato atto falso. Non potevi dire che c’erano stati 26 morti in un giorno, quando erano stati in 4-5 giorni. Comunque li collochi il saldo finale non cambia».

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