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Peschereccio mitragliato dai libici, il comandante: "C'era miliziano addestrato a Messina"

Tra i miliziani libici che hanno sparato contro il peschereccio Aliseo «ce n'era uno addestrato dall’Italia a Messina e parlava italiano». All’AGI Giuseppe Giacalone, il comandante dell’imbarcazione, rimasto ferito nel mitragliamento libico di giovedì scorso, racconta quegli attimi. «Avevamo impiegato un’ora per recuperare le reti, quando verso le 10.15 ci ha chiamato la Marina Militare che ci invitava ad invertire la rotta verso nord, senza spiegarci cosa stava accadendo. 'Fate rotta a nord’, ci dicevano e lo abbiamo fatto. Eravamo quasi a 50 miglia dalle coste libiche, verso le 13.15, e una motovedetta libica ci ha affiancato, "ferma, ferma", ci urlavano e hanno cominciato a sparare con tre fucili».

«Puntavano sull'uomo - ricorda Giacalone - volevano uccidere solo me, mi dicevano "ferma, ferma", ma io andavo avanti e nel frattempo ho dato indicazione all’equipaggio di andare giù. I libici mi guardavano fisso negli occhi, e con le dita mi facevano segno che mi avrebbero tagliato la gola. Poi, quando mi hanno colpito, sono uscito dalla cabina, e mostrandogli la maglia (insanguinata, ndr) gli ho detto 'basta!', e lì il comandante della motovedetta libica ha capito, ha iniziato a dirmi "sorry, perdona", per scusarsi; voleva darci assistenza e portarci all’ospedale di Khoms».

Il comandante decide di non fermarsi, in ragione dei precedenti sequestri ai pescherecci di Mazara, l’ultimo concluso a dicembre scorso. «Gli dicevo che non volevo fermarmi - continua Gicalone - e c'era la nave della Marina militare che poteva darci assistenza. Poi siamo stati costretti a fermarci e hanno prelevato me ed il nostromo, mentre tre militari libici sono saliti a bordo del peschereccio. Uno di loro era stato addestrato a Messina e parlava italiano, cioè questo è stato addestrato dai nostri militari per far del male a noi e anche la motovedetta libica è quella della Guardia di Finanza che gli avevamo dato noi. Questo militare ci ha detto che se noi non ci fermavamo, ci avrebbero lanciato delle bottigliette piene di benzina, che ci ha fatto vedere, per utilizzarle come molotov».

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