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La Sicilia finalmente gialla. Da lunedì 17 i nuovi colori in Italia

Dopo oltre 5 mesi l’Italia torna tutta in zona gialla, con i ristoranti - almeno quelli che hanno spazi all’aperto - cinema, teatri e musei che da lunedì potranno riaprire in Sardegna, Sicilia e probabilmente anche in Valle d’Aosta, le tre regioni che erano ancora arancioni e dove saranno liberi anche gli spostamenti. E’ l’effetto sulla diffusione del virus di due fattori concomitanti: le restrizioni e le chiusure delle settimane scorse; l’avanzamento della campagna vaccinale, con ormai un terzo degli italiani che hanno avuto almeno una dose. I dati settimanali che saranno validati dalla cabina di regia nelle prossime ore confermano dunque il progressivo anche se lento miglioramento della situazione epidemiologica, con l’Rt a livello nazionale che rimane stabile (tra 0.8 e 0.9) e un calo in tutte le regioni dell’incidenza e dei ricoveri, sia nelle terapie intensive che nei reparti ordinari. In un mese, dice il Gimbe, i pazienti nelle rianimazioni sono scesi del 45,1% (da 3.743 a 2.056) e quelli nelle aree mediche del 49,1%. Per questo tutto il paese dovrebbe essere giallo, con una sola regione che ancora è in bilico, la Valle d’Aosta, che due settimane fa era andata in zona rossa per l’incidenza superiore a 250 casi ogni 100mila abitanti. Il presidente Erik Lavevaz ha scritto una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza chiedendo la zona gialla e sottolineando che «l'indice Rt è sotto la soglia dell’1 da oltre un mese e l’incidenza dei nuovi casi è attorno a 150 su 100mila abitanti». Se questi sono i numeri, però, non c'è bisogno di alcun intervento da parte del ministro e la Regione da lunedì raggiungerà in giallo il resto d’Italia. La Sicilia invece sarà finalmente gialla.

Ma il monitoraggio di questa settimana sarà importante anche per due altre ragioni. La prima è che è il bollettino in cui potrebbero esserci alcune regioni con un’incidenza sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti; una condizione che, insieme al rischio basso e se mantenuta per tre settimane consecutive, porterà quelle regioni in zona bianca: significa che dal 7 giugno potrebbero esserci territori in cui le uniche restrizioni che rimarranno in piedi sono il distanziamento e l’utilizzo della mascherina. La seconda ragione è che con i dati di questa settimana si cominceranno a vedere gli effetti delle prime aperture del 26 aprile. Saranno quindi fondamentali per le decisioni che il governo prenderà nella cabina di regia politica convocata lunedì dal presidente del Consiglio Mario Draghi, il quale però ha già fatto capire chiaramente che il coprifuoco rimarrà e che la linea da seguire è quella della gradualità delle scelte e della prudenza. La posizione ferma del premier un primo effetto l’ha prodotto: la mozione al Senato con cui il centrodestra chiedeva, tra l’altro, proprio di cancellare il 'tutti a casà, è stata ritirata ed è stata sostituita da un ordine del giorno firmato da tutta la maggioranza con il quale si impegna il governo a "potenziare e velocizzare le operazioni per il rilascio del green pass» e a «prevedere ogni azione utile a superare progressivamente il regime del cosiddetto coprifuoco». Progressivamente, non più da subito. «E' una misura che verrà tolta - conferma il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri - ma non sappiamo ancora quando». Lunedì dunque la cabina di regia dovrebbe posticipare dal 24 maggio l’orario di rientro alle 23 (anche se il centrodestra spera di riuscire a portarlo alle 24) e definire la data della ripartenza del settore wedding (probabilmente attorno al 15 giugno) e dei centri commerciali nel fine settimana: l’ipotesi è che possano riaprire già dal 22. Scelte che dovrebbero essere tradotte in un decreto dal Consiglio dei Ministri che si dovrebbe tenere mercoledì con il ritorno del premier da Parigi. Per il resto, dovrebbe essere confermata la ripartenza di ristoranti al chiuso e palestre il 1 giugno, delle fiere il 15 e dei parchi tematici il 1 luglio, assieme a congressi e convegni. Ma la novità principale potrebbe arrivare dalla modifica dei parametri che definiscono la colorazione delle regioni, ridimensionando l’importanza dell’indice di diffusione del contagio (Rt) e dando invece spazio all’Rt ospedaliero e all’incidenza: il governo punta a renderlo operativo già per il monitoraggio di venerdì 21 maggio ma allo stesso tempo, sottolineano fonti ministeriali, non verrà cancellato il sistema d’allerta messo in piedi - compreso il calcolo dell’Rt - per garantire la possibilità di intervenire tempestivamente con misure locali. (ANSA).

 

 

 

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