Martedì 30 Aprile 2024

Catania, spacciava con il bambino di 16 mesi in braccio. Tra gli arrestati in 11 avevano reddito di cittadinanza

La moglie del "capo della piazza" che spaccia davanti casa tenendo il figlio di 16 mesi in braccio, i fuochi d’artificio per la scarcerazione della suocera della donna, "vedette" picchiate e umiliate anche con video pubblicati sui social. Sono alcune delle "immagini" date dai carabinieri di Catania sul "fortino della droga" a conduzione familiare realizzato nello storico rione San Cristoforo e scardinato da un’inchiesta della Dda etna. Militari dell’Arma hanno eseguito un’ordinanza cautelare per 25 persone: 21 sono state arrestate e condotte in carcere, mentre la moglie del 'capò è stata posta ai domiciliari. Ad altri tre indagati è stato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Undici di loro sono risultati percettori del Reddito di cittadinanza e la Procura li ha segnalati all’Inps perché venga loro sospeso. Le "osservazioni" dei militari, coordinati dalla Dda etnea, con videoriprese eseguite da giugno ad ottobre 2020, hanno consentito di accertare che a capo del gruppo c'era Giovanni Alfio Di Martino. L’uomo, col supporto del nipote Giuseppe, entrambi arrestati, aveva trasformato la propria abitazione e l’agglomerato di immobili attigui a casa sua in un "fortino" dello spaccio, principalmente di cocaina e crack. La droga era venduta tramite un collaudato sistema di pusher e vedette organizzati in turni continuati, dalle 17 alle 7 dell’indomani, e riusciva a garantite un introito medio stimato intorno ai 10.000 euro al giorno. L’ingresso nel "fortino", difeso da cani di grossa taglia e da un sistema di videosorveglianza, poteva avvenire soltanto attraverso due porte blindate. Alcune delle "vedette", se disattente, erano costrette a subire derisioni ed umiliazioni dal "capo piazza", come essere costretto a tuffarsi in cassonetto della spazzatura o a farsi avvolgere con del nastro isolante a mò di mummia. Di Martino riprendeva con il proprio cellulare la "punizione" e postava i video su Tik-Tok per confermare la sua leadership e, scrive la Dda, per «avvalorare pubblicamente la loro posizione di subordinazione» e fare capire a tutti chi comandava. Secondo la Dda nel gruppo avevano un ruolo attivo anche tre donne. Tra queste la moglie del "capo", Silvia Monica Maugeri, posta ai domiciliari, e la cognata dell’uomo, Georgiana Xenia Bontu, arrestata. Per l’accusa le due gestivano i guadagni della piazza, dove si recava un centinaio di "clienti" al giorno, occultando il denaro contante incassato e affiancavano, e talvolta sostituivano, gli uomini nell’attività illecita. La moglie del 'capò è stata ripresa dai carabinieri mentre spacciava davanti casa con in braccio il figlio di 16 mesi. La nipote dell’uomo, Vita Giuffrida, invece, insieme al compagno Antonino Bonaceto, entrambi arrestati, aveva il compito di rifornire quotidianamente la piazza poco prima dell’apertura alle 17, per evitare l’eventuale sequestro di consistenti quantitativi di sostanza stupefacente da parte degli investigatori. Agli atti dell’inchiesta anche i video con la droga nascosta nelle terrazze del "fortino" e i fuochi d’artificio sparati in strada per festeggiare la scarcerazione e il ritorno a casa della mamma del "capo". La droga, per loro, era un affare di famiglia.

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