Don Luigi Ciotti, presidente di Libera ‘voleva Antonello Montante all’Agenzia dei beni confiscati’. A rivelarlo, alla fine dell’udienza, è stato l’avvocato Carlo Taormina, uno dei legali dell’ex presidente degli industriali siciliani sotto processo per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione.
‘L’artefice della vicenda beni confiscati sulla base dello schema di don Luigi Ciotti è stato sicuramente l’ex ministro dell’Interno Maroni – spiega Taormina – C’era uno schema di don Ciotti sulla modalità di gestione dei beni confiscati nell’ambito dell’agricoltura che naturalmente è stato importante per la costituzione dell’agenzia, anzi Ciotti invogliò Montante a diventare componente dell’agenzia dei beni confiscati lo vedeva come una persona adatta. Così come hanno fatto molti altri, tanto è vero che c’era una sorta di vocazione che Montante potesse diventare presidente dell’Agenzia dei beni confiscati’. Ma poi, nel 2015, era arrivata la notizia dell’inchiesta a carico di Montante per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo Taormina ‘non è stata una coincidenza’. dichiarazioni dell’avvocato Taormina non si comprendono e confondono e tutto questo non aiutano la ricerca della verità».
In merito alle dichiarazioni rilasciate da parte del legale di Antonello Montante, l’avvocato Carlo Taormina, al termine dell’udienza di oggi del processo sul «Sistema Montante», Libera e don Luigi Ciotti ritengono tali affermazioni «false e prive di qualsiasi fondamento e per questo ci si tutelerà nelle sedi competenti».
Libera, fin dalla raccolta di un milione di firme per sollecitare la legge sui riutilizzo sociale dei beni confiscati, «è contraria alla vendita generalizzata sul libero mercato dei beni confiscati, una posizione agli antipodi rispetto alla strategia dello stesso Montante sul ruolo e funzione dell’agenzia beni confiscati come riportato dalle dichiarazioni rilasciate dal suo legale ai giornalisti». Inoltre «ben prima che si avesse notizia dell’inchiesta sul sistema Montante», Libera «aveva segnalato ufficialmente al governo presieduto all’epoca da Matteo Renzi le proprie perplessità sulla nomina e ruolo di Montante, per motivi di opportunità, nel consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati non ottenendo, peraltro, una risposta positiva. Le dichiarazioni dell’avvocato Taormina non si comprendono e confondono e tutto questo non aiutano la ricerca della verità»
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