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La variante Delta e il suo copione siciliano: il remake di un film già visto

L'anno scorso la Sicilia ha sottovalutato i segnali di ripresa che ci hanno ricacciati nell'incubo. Non ci possiamo permettere un altro inverno da incubo per la scuola, il lavoro e il tessuto produttivo

La variante Delta sta già scrivendo il suo copione autunnale, in un remake che rischia di riproporre le formule angoscianti da applicare a un'eventuale ripresa della pandemia. Stiamo vivendo la bolla estiva con la solita dose di fatalismo, ignorando le scene di un film già visto. Ma rispetto ai due anni precedenti saremo costretti a fronteggiare la nuova ondata, annunciata dal tam tam dei pessimisti (o realisti), con un carico di debolezze che hanno sfiancato il corpo sociale. Un'altra stagione di contromisure e restrizioni, di vita a strappi, sospesa, regolata dall'altalena di colori, rischia di assestare il colpo di grazia a settori produttivi sull'orlo del precipizio.

Non ci saranno argini per difendere gli assetti occupazionali, né per evitare un pericoloso scivolamento verso forme di lavoro meno tutelate e più precarie. Ecco perché ora e subito bisogna alzare gli scudi per impedire che le vacanze diventino il corridoio franco del virus. E bisogna farlo ricorrendo alle forme più rigorose di controlli, soprattutto nei confronti di chi rientra dalle vacanze all'estero. L'anno scorso la Sicilia ha sottovalutato i segnali di ripresa che ci hanno ricacciati nell'incubo.

Né si può continuare a incriminare i soliti sciagurati come untori. È una tesi riduttiva che non regge il peso delle responsabilità istituzionali. Il governo regionale deve tentare tutte le soluzioni per chiudere le porte alla ripresa del virus. La variante Delta, qualsiasi diavoleria verrà fuori da questo pozzo avvelenato, sono micce accese vicino a un pagliaio. Non ci possiamo permettere un altro inverno da incubo per la scuola, il lavoro e il tessuto produttivo.

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