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Un killer professionista per l'omicidio dell'ex presidente del consiglio comunale Lupo: Favara tace

Nonostante fosse il pomeriggio di Ferragosto e Favara non era deserta, nessuno avrebbe visto, né sentito nulla

Un paese chiuso nel più stretto silenzio che rende più difficile le indagini dei carabinieri, che hanno però una pista privilegiata: quella di dissidi personali ed economici della vittima. Resta ancora un 'giallo' senza soluzione la morte dell’ex presidente del consiglio comunale di Favara, l’imprenditore Salvatore Lupo, di 45 anni, assassinato ieri in un bar del paese dell’Agrigentino, con una rivoltella calibro 38.

I militari dell’Arma procedono partendo dalle certezze

L’uomo è stato assassinato con tre colpi sparati alla testa da distanza ravvicinata da una mano ferma e determinata. Maggiori particolari sulla dinamica del delitto potranno arrivare dall’autopsia che, su disposizione del procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, sarà eseguita domani pomeriggio. L’inchiesta sul delitto di Ferragosto a Favara non si preannuncia facile. La notte scorsa e per l’intera giornata i carabinieri della tenenza di Favara e della compagnia di Agrigento, coordinati dal capitano Marco La Rovere, hanno ascoltato decine di persone, alcune delle quali accompagnate anche da legali di fiducia. I militari dell’Arma stanno ricostruendo le frequentazioni della vittima alla ricerca di un movente.

Un sicario  ingaggiato da qualcuno

Vista la dinamica non si esclude che ad agire sia stato un 'professionista': un sicario ingaggiato da qualcuno. Ma Favara s'è trincerata nel silenzio: «non ho visto» e «non so nulla» sono state le frasi maggiormente ripetute a carabinieri e magistrati che si occupano del caso. Chi ha agito lo avrebbe fatto a viso scoperto. E via IV Novembre, nel centro di Favara, strada dove è avvenuto il delitto, nonostante fosse il pomeriggio di Ferragosto non era affatto deserta. Ma nessuno avrebbe appunto visto né sentito alcunché. Ad essere ascoltato, prima dentro i locali del bar dove è avvenuto l’omicidio, poi in caserma, è stato il barista. Ma anche da quel «fronte», così come era emerso fin dall’inizio, non sono arrivate indicazioni. L’uomo sotto choc non ha saputo fornire alcun elemento utile alle investigazioni e all’identificazione della persona che ha fatto irruzione allo "Snack American Bar».

La pista dei dissidi familiari ed economici

L’omicida ha atteso che il quarantacinquenne uscisse dal bagno e a bruciapelo gli ha sparato contro diversi colpi con una pistola a tamburo. Per investigatori e inquirenti la pista da seguire sarebbe quella dei dissidi familiari ed economici. Pare, fra l’altro, che qualche settimana prima, proprio davanti allo stesso bar, ci sia stata una furibonda lite fra Salvatore Lupo e un congiunto. Tutti i reperti acquisiti dai carabinieri - tamponi dello Stub compresi, effettuati sulle mani e sui vestiti di chi potrebbe aver sparato - sono stati inviati a carabinieri del Ris di Messina.

"Chi ha visto, parli"

Tutto verrà sottoposto ad esame biologico e saranno eseguiti anche accertamenti tecnico-scientifici e verifica sulla presenza di eventuali impianti di video sorveglianza. I carabinieri non hanno lasciato nulla al caso. Non è stato però trovato un impianto di video sorveglianza utilizzabile e l’unica telecamera vicina non era puntata sull'ingresso del bar. "Chiunque avesse visto qualcosa, anche quello che può sembrare un piccolo indizio o un dettaglio anche insignificante - è stato l'appello lanciato dalla sindaca dimissionaria di Favara, Anna Alba - insignificante si rivolga, con fiducia estrema, ai carabinieri. E lo faccia, se vuole, anche in forma anonima. Dia la possibilità agli investigatori di procedere celermente nelle indagini e dia la possibilità a questa comunità, che sta facendo tanti sforzi, di non essere etichettata come omertosa. Non ci sarà nulla che potrà lenire la perdita di un genitore - ha aggiunto - ma aiutiamo, aiutate a fare giustizia. E’ molto triste, e questo mi provoca anche rabbia, che questo Comune non abbia potuto permettersi una videosorveglianza. Forse un sistema pubblico di telecamere avrebbe potuto essere determinante nell’inchiesta».

 

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