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Covid e Recovery, le mafie all’assalto in Sicilia

Dall’aula bunker dell’Ucciardone l’allarme degli inquirenti europei durante la secondo Conferenza internazionale. Cafiero De Raho (Direzione nazionale): bisogna colpire i paradisi fiscali e normativi

Un luogo simbolo l'aula bunker di Palermo – ricorda il presidente del tribunale del capoluogo Antonio Balsamo – dove si celebrò alla fine degli anni Ottanta il maxi-processo voluto da Giovanni Falcone, che per primo spinse sulla creazione della Dia e della Dna per fronteggiare la criminalità organizzata. Il luogo dove tutto è cominciato, una scelta per sottolineare che la lotta alla mafia è un «affare» europeo che deve vedere uniti tutti i paesi membri, come ha ribadito in un video messaggio il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: «Contrastare le mafie deve essere una priorità dell’agenda europea». Si è aperta così nell'aula superblindata dell'Ucciardone la seconda conferenza organizzata nell’ambito della Rete operativa antimafia (@ON), nata nel 2014 su proposta della Dia italiana e che ha come scopo quello di rafforzare la cooperazione transnazionale contro i gruppi mafiosi che hanno un impatto sugli Stati membri della Ue. Italiani, euroasiatici, albanesi, fino alle bande criminali di motociclisti fuorilegge oltre a gruppi emergenti come cinesi, nigeriani e turchi, l'elenco dei nemici si allunga.
E ora più che mai è importante che le istituzioni facciano rete per scongiurare l'avanzata della criminalità organizzata e garantire all'Europa che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, entrato nella sua fase operativa, siano utilizzate bene. Una pioggia di miliardi in tutto il vecchio Continente che non possono che far gola alla criminalità organizzata.

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