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Droga a fiumi: altri 31 arresti a Palermo. Il rifornimento avveniva a Ballarò

Le sostanze stupefacenti venivano smerciate principalmente nelle zone di Partanna Mondello, Borgo Nuovo e San Giovanni Apostolo, con ramificazioni anche nei quartieri più centrali della città

I carabinieri di Palermo hanno dato esecuzione a 31 provvedimenti cautelari (8 in carcere e 23 agli arresti domiciliari) emessi dall’Ufficio Gip del Tribunale di Palermo sulla base delle risultanze investigative emerse nel corso dell’indagine preliminare diretta dalla Sezione 'Palermo', coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura, per le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanze stupefacenti.

L'indagine

Condotta tra il 2019 e il 2020, ha permesso di scoprire l’esistenza di tre associazioni criminali, strettamente interconnesse, dedite al traffico di sostanze stupefacenti, che si sarebbero rifornite nel quartiere Ballarò per poi smerciare le sostanze stupefacenti principalmente nelle zone di Partanna Mondello, Borgo Nuovo e San Giovanni Apostolo, con ramificazioni anche nei quartieri più centrali della città.

«Pandora»

E' l’ultima di una serie di operazioni contro il traffico di droga messe in atto in poco più di un mese a Palermo. Negli ultimi 35 giorni, infatti, su delega della Dda di Palermo, sono infatti state eseguite 112 misure cautelari (la metà dei quali percepivano il reddito di cittadinanza) in svariate zone del capoluogo siciliano: «Il 2 novembre 58 misure allo Sperone, 12 misure il 30 novembre a Passo di Rigano a cui si aggiungono le 31 di questa notte», afferma il Comando provinciale dell’Arma riferendosi all’operazione appena conclusa, che ha portato all’arresto di 31 persone. L’illecito giro d’affari, su base annua, complessivamente è stato stimato in 3 milioni di euro circa.

Le vendite al dettaglio

Secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero avvenute in appartamenti delle tre bande e anche attraverso pusher. Un gruppo avrebbe anche adottato un metodo itinerante di contatto e vendita all’ingrosso sull'intero territorio palermitano, in particolare nel centro città e in favore di spacciatori di altre province. A disposizione degli indagati magazzini, appartamenti e negozi gli indagati, sia per le riunioni organizzative sia per lo stoccaggio e la lavorazione della droga, tra cui anche una macelleria riconducibile ad uno degli indagati. Il giro d’affari è presuntivamente stimabile - secondo i carabinieri - in circa 500.000 euro all’anno. Arrestate, nel corso dell’indagine, 13 persone in fragranza di reato, 6 gli acquirenti segnalati alla Prefettura. I carabinieri hanno anche sequestrato 12 kg di droga e 2000 euro.

«L'operazione di oggi conferma, anche se nella fase cautelare delle indagini preliminari - si legge in una nota del comando provinciale - , la fortissima pervasività del fenomeno dello spaccio di stupefacenti in diverse aree di questo capoluogo regionale, a cui i Carabinieri contrappongono una incessante e concreta attività di contrasto che si articola su diverse direttrici di intervento: azione preventiva, attraverso il controllo del territorio di stazioni e nuclei radiomobili; opera informativa con la diffusione della cultura della legalità; manovra repressiva».

Orlando, con Pandora presenza dello Stato sul territorio

«Esprimo grande apprezzamento al Comando provinciale dei Carabinieri di Palermo, in particolare alla compagnia San Lorenzo coordinata dall’ufficio Gip del tribunale di Palermo, per aver smantellato tre associazioni criminali dedite al traffico di droga». Lo ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, commentando l’operazione «Pandora» da parte del Comando provinciale dei Carabinieri. «Un’altra importante operazione, dopo quelle delle scorse settimane - ha aggiunto - che da un lato afferma ancora una volta la fondamentale presenza dello Stato sul territorio, dall’altro la gravità di un fenomeno contro il quale non bisogna mai abbassare la guardia. In tal senso ognuno deve fare la propria parte per evitare che questo mercato di morte continui ad espandersi e a mietere vittime».

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