Tutti concentrati sul Covid e nel frattempo altre patologie, anche più gravi, avanzano in silenzio. La popolazione mondiale, da due anni a questa parte, si cura molto meno di prima. Ritarda screening preziosi per la propria salute, con una pericolosa sottovalutazione. E questo non solo avviene durante i picchi massimi delle varie 4 ondate, ma purtroppo anche in caso di recessione delle infezioni. Nel 2020, venne pubblicato un lavoro scientifico pluricentrico, sulla prestigiosa rivista internazionale Cancer Cytopathology, inerente l'impatto complessivo sull'approccio citopatologico diagnostico ad opera della pandemia COVID 19 – correlata. Quello studio provò come diverse analisi determinanti anche per la vita del paziente non venivano effettuate. Mancavano i cittadini. Adesso è stato condotto un nuovo studio indirizzato ad un'analisi della pratica citologica in un periodo di 12 settimane post-lockdown. All'indagine hanno partecipato 29 laboratori provenienti da 17 diversi Paesi, con la partecipazione diretta dei professori Guido Fadda, Antonio Ieni e Giovanni Tuccari dell'Ateneo Messinese, che svolgono la loro attività assistenziale nell'Uoc di Anatomia Patologica del Policlinico.
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