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Svendite di immobili alle Eolie? “Invenzione”

Il presidente di Federalberghi Isole minori di Sicilia smentisce scenari disastrosi sul mercato immobiliare

Decine tra hotel e strutture ricettive in svendita nelle Eolie, case e ville all’asta, decine di magazzini e abitazioni con la scritta affittasi e/o vendesi. Un quadro disastroso e disastrato che non trova assolutamente fondamento nella realtà, nonostante il duro biennio della pandemia da Covid.
Il “fenomeno”, se tale lo si può definire, ha numeri modestissimi, quasi fisiologici e la notizia, chiaramente, ha suscitato un malcontento generalizzato non solo a Lipari ma anche nella vicina Salina. Una reazione di stupore rispetto a uno scenario che tratteggia un arcipelago in rotta. A provare a riequilibrare una visione distorta è Christian Del Bono, presidente di Federalberghi Isole Eolie e Isole minori di Sicilia, il quale interpreta così malcontento e indignazione, assumendo il ruolo di portavoce della necessità di ricondurre il tutto alla realtà.
«Non è assolutamente così – evidenzia –. Non si assiste, infatti, a manifestazioni diffuse, bensì a casi sporadici le cui motivazioni sono da rintracciarsi in fatti specifici che interessano ciascun privato o ciascuna azienda o che siano in qualche modo fisiologici di un mercato che, negli scorsi anni, era stato in qualche modo “drogato” dagli investimenti stimolati attraverso i Patti territoriali. Gli hotel eoliani risentono da sempre di una redditività limitata e connessa ad un periodo di apertura che, normalmente, non supera i sei-sette mesi, sui quali dover spalmare anche quei costi fissi che producono il proprio effetto durante tutto il corso dell’anno. Ciò nonostante, il numero di strutture disponibili alla vendita e i possibili prezzi di realizzo, tutto lasciano presagire fuorché il rischio di eventuali svendite. Occorre, invece, precisare – continua Del Bono – che il valore del patrimonio immobiliare eoliano e quello delle aziende alberghiere, a differenza di altre destinazioni turistiche, ha retto bene l’urto della pandemia mantenendo sostanzialmente invariati i propri indici. Non va, infine, sottaciuto come tali valori potrebbero progressivamente essere ulteriormente accresciuti laddove si riuscisse a pianificare e promuovere in modo organico uno sviluppo sostenibile del territorio, dove il turismo rappresenta di gran lunga il settore trainante».
Secondo Del Bono la lettura delle potenziali insidie si deve spostare in un altro aspetto che non va trascurato: «Nell’assenza di pianificazione turistica pubblico-privata e, quindi, nella mancanza di concrete prospettive più che nella paventata crisi economica – conclude il presidente di Federalberghi – sono, pertanto, da ricercarsi i rischi connessi all’eventuale depauperamento del valore immobiliare e di quello delle strutture ricettive».
Anche sull’affittasi/vendesi di magazzini, che secondo le notizie circolate sarebbero in numero considerevole, si è di fronte ad altra realtà. Intanto, partendo da un notevole ridimensionamento della quantità e aggiungendo che si tratta di strutture, tornate nella disponibilità dei proprietari che, dopo che i precedenti gestori le hanno lasciate per trasferirsi in altri locali o hanno cessato l’attività per raggiunti limiti di età, intendono darli di nuovo in locazione o venderli. Al contrario, nello specifico a Lipari, si registra la nascita di nuove attività: ben tre nell’ultimo mese. Ci sarebbe da dire, usando una frase fatta, “Tanto rumore per nulla”. Rumore ancora più assordante nel campo della locazione di abitazioni se è vero, come è vero, che ci sono, nella sola isola di Lipari, tantissime famiglie che non riescono a trovarne, dopo che, per sopravvenute esigenze o perché il proprietario ha deciso di venderle e/o ristrutturarle, dovrebbero lasciare quelle in atto detenute. L’allarme, quindi, oltre a essere infondato, rovescia una realtà che attraversa le fisiologiche dinamiche del mercato e della vita.

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