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Palermo ricorda Pio La Torre. Il presidente Mattarella: "Esempio civico"

Pio La Torre a Cetraro ai funerali di Losardo nel giugno 1980

Enrico Letta si inginocchia, commosso, davanti alla lapide. Accanto a lui il sindaco di Palermo Orlando, il segretario regionale del Pd Barbagallo, amici e compagni di lotta di Pio La Torre, trucidato insieme al suo autista Rosario Di Salvo, il 30 aprile di 40 anni fa. Sul luogo dell’attentato c'è una piccola folla: sindacalisti, il figlio dell’ex segretario del Pci assassinato, Franco, semplici cittadini. L’omaggio di Palermo a «due uomini - dice il Capo dello Stato Mattarella - che sono stati esempio di impegno civico per le generazioni presenti e future».

Di La Torre Enrico Letta ricorda la concezione della politica. "Uno strumento di riscatto per i più deboli non un’occasione per la sistemazione degli interessi dei più forti», dice. In questo percorso Letta ritrova le origini stesse del segretario del Pci. Figlio di contadini, era riuscito «con una politica fatta di sacrifici» a raggiungere risultati fondamentali nella lotta alla mafia cambiando le norme, codificando il reato di associazione mafiosa e introducendo nell’ordinamento penale la confisca dei patrimoni mafiosi. «Con le sue battaglie - aggiunge Letta - ha cambiato la storia del nostro Paese. Lo hanno ucciso ma lui ha vinto perché la sua morte si è rivelata per la mafia un fatale boomerang. Le norme da lui proposte hanno reso più efficace l’azione contro i poteri mafiosi». Letta ricorda anche l’ultima battaglia di La Torre per la pace, un tema che «ci riporta al momento presente». E, abbracciando Franco, il figlio dell’ex segretario, annuncia che a settembre Palermo ospiterà la Festa dell’Unità che a La Torre sarà intitolata. Nella giornata del ricordo non manca un fuori programma. Un gruppetto di giovani espone uno striscione. «Segretario Letta no al governo con partiti fondati da uomini di mafia», c'è scritto. Letta si avvicina.

«Siamo un movimento militante e apartitico, ambientale, antifascista e antimafia - dice uno dei ragazzi dell’associazione Our Voice rivolgendosi al segretario del Pd -. Non accettiamo le passerelle politiche in nome delle vittime di mafia e chiediamo che la parola antimafia venga rispettata mettendo davvero la lotta a Cosa nostra al primo punto dell’agenda politica. Perchè siete al governo con un partito fondato da un uomo della mafia?».

«Perché questo è un governo straordinario - risponde Letta - unico ed emergenziale e non si può fare altrimenti». E subito dopo il leader del Pd incontra nell’atrio del Palazzo Reale altri giovani, studenti che hanno partecipato al Progetto educativo antimafia portato avanti da anni nelle scuole e nelle carceri di tutta Italia dal Centro studi intitolato a Pio La Torre e guidato da Vito Lo Monaco. Ragazzi che, rispondendo a un questionario, continuano a nutrire forte sfiducia nella classe dirigente, credono in una maggiore contiguità tra politica e mafia, ma sono anche più consapevoli della necessità di un cambiamento e della necessità di impegnarsi in prima persona per combattere la mafia. A ricordare l’ex segretario regionale del Pci sono in tantissimi: rappresentanti delle istituzioni come i presidenti di Camera e Senato, la ministra Cartabia, politici di ogni colore. «A distanza di quarant'anni conosciamo solo i nomi dei sicari ma non i mandanti appartenenti al sistema di potere politico-mafioso contro il quale La Torre e Di Salvo hanno lottato strenuamente. - ricorda il sindaco Orlando - Zone d’ombra che, ancora oggi, allontanano la verità e che riguardano le tracce che La Torre aveva scoperto di Gladio, il suo impegno contro l’installazione dei missili Cruise a Comiso, una miscela esplosiva per un uomo che è sempre stato un passo avanti». Un capitolo, quello dei cosiddetti mandanti esterni a Cosa nostra, mai del tutto chiarito.

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