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Primo trapianto di utero in Italia, è nata una bambina a Catania

L'ospedale Cannizzaro di Catania

E’ nata all’ospedale Cannizzaro di Catania Alessandra, figlia della donna che ha ricevuto il primo trapianto di utero realizzato in Italia. Si tratta della prima nascita di questo tipo nel nostro Paese e del sesto caso al mondo di gravidanza portata a termine con successo dopo un trapianto di utero da donatrice deceduta.

L’ha potuta vedere soltanto in foto, perché è ancora ricoverata nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale Cannizzaro di Catania, ma quando il marito le ha mostrato lo scatto della piccolissima bambina si è commossa per la felicità. E’ stata una gioia immensa quella della mamma di Alessandra. La paziente sta bene, riferiscono fonti mediche, e probabilmente domani potrebbe essere trasferita in un altro reparto Covid, perché ancora positiva anche perché sottoposta a terapia immunodepressiva per evitare il rigetto dell’organo ricevuto. La bambina è nella Neonatologia dell’ospedale Cannizzaro di Catania, non è intubata, ma respira in maniera assistita e non ha problemi con la coagulazione del sangue né al fegato. Al tampone Covid, alla nascita, è risultata negativa.

La neo mamma

«Salve, sono in ripresa, mi sto riprendendo e non vedo l’ora di uscire per vedere la mia piccola ed abbracciarla": così in un piccolo video la mamma di Alessandra, la piccola nata dalla donna che ha avuto il primo trapianto di utero in Italia da una paziente deceduta.

Il medico: "Un'emozione infinita"

«Ero presente al momento della nascita e il primo vagito di Alessandra è stata un’emozione infinita perché portiamo avanti questo programma da quasi sette anni e sentire quel pianto è stata un’emozione che va oltre qualunque aspetto scientifico e tecnico. Perché sapere che l'utero di una donna, ormai purtroppo deceduta da due anni, sia in grado di dare ancora la vita è una cosa che va oltre il possibile e l’inimmaginabile». Così Pierfrancesco Veroux, professore ordinario di Chirurgia vascolare e trapianti dell’università di Catania che ha eseguito l’intervento, su Alessandra, la piccola nata all’ospedale Cannizzaro alla donna che ha avuto il primo trapianto di utero in Italia da una paziente deceduta.

Il papà Giovanni: "Un miracolo"

«È un miracolo che si è avverato, non ho parole, non riesco ad esprimere la felicità che provo. Non dormo da due giorni e non vedo l’ora che tornino a casa. Io la sera rientro a Gela, ma ho la testa sempre all’ospedale Cannizzaro». Così, al telefono con l’Ansa, Giovanni, il padre di
Alessandra, la piccola nata dalla donna che ha avuto il primo trapianto di utero in Italia da una paziente deceduta. «Mia moglie non l’ho ancora vista - aggiunge - ci siamo parlati al telefono, sta bene e non vedo l’ora di abbracciarla. La piccola è in incubatrice, ma procede bene, sono senza parole, non ci credo».
Le parole le trova per «ringraziare la famiglia della donatrice» e la scelta del nome della figlia, Alessandra, come la donna deceduta, «è stata naturale, il minimo che potessimo fare», e «le equipe mediche dei professori Scollo e Veroux, del Policlinico e del Cannizzaro di Catania, dei grandi professionisti che ci sono stati vicini in maniera impressionante, non ce l’avremmo fatta senza di loro». E auspica che il loro esempio, la loro felicità, «possa essere contagiosa e spingere alla donazione» e dare continuità a «quel miracolo che è la vita». La moglie era stata sottoposta isterectomia a causa di una rara patologia congenita, la sindrome di Rokitansky, quando aveva 17 anni. «Quando ci siamo sposati - aggiunge - sapevo che non potevamo avere figli, ma io l’amavo e l’amo tantissimo. Oggi penso che abbiamo assistito e beneficiato di un miracolo».

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