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Ancora un suicidio in carcere, ventinovenne si impicca. La rabbia del padre: "Aiutiamo questi giovani"

La sua giovane vita spezzata ricorda quella di Donatela Hodo, morta suicida nel carcere di Montorio, lo scorso 2 agosto, inalando il gas di un fornelletto. E ancora Simone Melardi, che si è tolto la vita lo scorso 25 agosto, a 44 anni, dietro le sbarre della Casa Circondariale di Caltagirone. Ma la lista sarebbe lunga. Il palermitano Roberto Pasquale Vitello aveva solo 29 anni ed è morto ieri nel reparto di rianimazione dell'ospedale "Civico" di Palermo, gettando letteralmente nello sconforto i familiari e tutta la società civile.

Che adesso anche sui social urlano "Si faccia qualcosa per questi ragazzi". E anche il padre di Roberto, ex poliziotto, oggi in pensione, grida alla Gazzetta del Sud la sua disperazione, affinché quello che è successo a suo figlio non accada mai più: "Fate sentire la nostra disperazione - ha detto - Roberto è andato in paradiso e anche se ha chiesto aiuto è stato ignorato. Era bellissimo e aveva una gran voglia di vivere. Era innamoratissimo della sua famiglia e della sua ragazza". Il giovane era stato trovato con il lenzuolo attorno al collo ed è stato soccorso dagli agenti della polizia penitenziaria. Le sue condizioni, però, appena giunto in ospedale, sono state ritenute sin da subito gravissime dai medici del nosocomio palermitano. Da giorni era in coma e a quanto pare, attraverso il suo legale, era stato chiesto il trasferimento in un centro di riabilitazione. Ancor prima di conoscere l'istanza, però, il giovane ha deciso di farla finita e di togliersi tragicamente la vita, usando le lenzuola come cappio. E suo papà, proprio per la disperazione, pochi giorni fa, aveva lanciato un appello accorato tramite "Antigone", che oggi risuona ancora più drammatico: «Vi scrivo - aveva scritto il padre - perché è giusto che si sappia che Roberto ha fatto quello che ha fatto perché, nonostante chiedesse aiuto ai medici per il suo stato di salute, veniva quotidianamente ignorato. Il caldo infernale lo ha distrutto, nonostante spendesse tutti i soldi che gli lasciavamo per comprare bottiglie di acqua per cercare sollievo e rianimarsi un po’. Alla fine è crollato dopo 15 giorni senza dormire e voglio farvi notare che è assurdo che si costringa il detenuto a comprare all’interno del carcere, dove i prezzi sono assurdi. Se vi ho scritto è perché sono un padre disperato (poliziotto in pensione), che vuole che queste cose non accadano più e che ci sia più attenzione verso questi ragazzi. Volevo anche far presente che a soccorrere e a rianimare mio figlio sono stati gli altri detenuti, mentre le guardie si sono solo disturbate a chiamare un’ambulanza. Prego Dio che salvi mio figlio e non auguro a nessuno di passare quello che io e la mia famiglia stiamo passando. Aiutatemi a far passare questo messaggio per poter aiutare chi si trova nella stessa situazione in cui si è venuto a trovare il mio figliolo. Grazie mille e prego affinché questo non accada più e che mio figlio Roberto si salvi. Un saluto da un padre distrutto».

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