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Spacciavano la droga sequestrata in accordo coi clan, in manette 4 poliziotti siciliani

Tribunale di Catania

Avrebbero spacciato la droga sequestrata in precedenti operazioni di polizia mantenendo uno stretto rapporto con esponenti di spicco delle associazioni criminali. Il gip del Tribunale di Catania ha disposto la custodia cautelare in carcere per Rosario Salemi, 51 anni, poliziotto già in quiescenza; e Giuseppe Iacono, 58 anni, in servizio alla Polfer di Siracusa; e il sequestro preventivo a loro carico, rispettivamente, per un importo pari a 209mila 908 euro e a 374mila euro.

Arresti domiciliari per un vice ispettore di Polizia Claudia Catania, 54 anni; e per Vincenzo Santonastaso, 51 anni di Noto, complice - dice l'accusa - nel traffico degli stupefacenti messo in atto da due dei poliziotti coinvolti. Sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e psicotrope e, tra gli altri, corruzione, peculato e falso in atto pubblico. Indagato anche un carabiniere, in servizio a Siracusa, per rivelazione di segreto d’ufficio in concorso.

L’inchiesta è coordinata dall'aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Alessandro Sergio Sorrentino della Dda di Catania e dal procuratore capo di Siracusa Sabrina Gambino. Dall’attività della Dda era emerso che i poliziotti “avrebbero contribuito a rifornire abitualmente le piazze di spaccio in virtù del rapporto illecito creato con due esponenti di spicco delle associazioni criminali dedite al traffico di stupefacenti, poi divenuti collaboratori di giustizia”.  Secondo la Dda “gran parte della sostanza stupefacente che sarebbe stata ceduta dietro corrispettivo dai poliziotti a tali referenti proveniva dai sequestri eseguiti nel corso di indagini e sottratta all’esito delle analisi di laboratorio effettuate sui campioni, prima del deposito presso l’ufficio Corpi di reato del Tribunale di Siracusa. La sostanza stupefacente sequestrata veniva sostituita con materiale di ogni genere, come mattoni di terracotta al posto dei panetti di hashish o mannitolo in luogo della cocaina”.

La Procura di Siracusa aveva scoperto “la stretta vicinanza di due dei tre appartenenti precedentemente in servizio presso la sezione antidroga della Squadra mobile ai familiari di uno dei maggiori esponenti di una piazza di spaccio siracusana, poi divenuto collaboratore di giustizia”. Dall’ordinanza del gip Sebastiano Di Giacomo Barbagallo emerge come i poliziotti avrebbero inoltre rivelato ai loro complici l’esistenza di indagini a loro carico della Procura di Siracusa e della Dda di Catania, comprese specifiche informazioni in merito a intercettazioni in atto, e ai luoghi dove erano installate microspie delle forze dell’ordine, e i contenuti dei verbali di collaboratori di giustizia”. Per gli arrestati non solo i proventi derivati dal traffico di droga: “gli indagati sarebbero stati tra loro legati anche da un rapporto corruttivo stabile e duraturo, ricevendo dai referenti della piazza di spaccio remunerazioni periodiche per le informazioni fornite e il sostegno garantito”.

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