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Parco dei Nebrodi, chi ferma i “motorshow”?

L’invasione di auto e moto nel cuore dell’area protetta. Legambiente Sicilia: «Inaccettabile, totale indifferenza di tutte le istituzioni»

La domenica da incubo nel cuore del Parco dei Nebrodi, riserva naturalistica sfregiata da un’invasione di auto, moto, camper e quad, non è stata un caso isolato. Né gli increduli escursionisti che si sono trovati in mezzo a una sorta di “motorshow” avevano la nuvoletta di Fantozzi. Da anni, soprattutto nei giorni festivi, c’è una sistematica invasione di mezzi a due, a tre e a quattro ruote che penetrano attraverso la Dorsale e scorrazzano tra i laghi Maulazzo e Biviere come un branco di cavallette. Sembra che attorno a questa violenza dell’ambiente, che allontana i turisti e mortifica le potenzialità economiche del territorio, ci sia una stagnante rassegnazione, parente stretta dell’indifferenza omissiva. Come se competenze istituzionali, responsabilità e regole fossero gelatinose e indefinite.
Già due anni fa la “Gazzetta” aveva sollevato il caso e nel tempo le associazioni, Legambiente dei Nebrodi in testa, si sono mosse per denunciare lo scempio autorizzato, con l’area che circonda i due laghi scelta per “rave” di fuoristradisti.

Il presidente del Parco, Domenico Barbuzza, conferma: «La questione risulta di particolare gravità e rappresenta un’evidente ed innegabile criticità, ai fini della tutela del contesto naturale ed ambientale dell’area protetta, della salvaguardia degli escursionisti e dei fruitori che con rispetto del contesto naturalistico e della convivenza civile si accostano alle bellezze del Parco dei Nebrodi». La premessa, però, s’infrange sull’immobilismo che in questi anni ha cristallizzato la «questione». Perché? «Abbiamo provato a valutare le soluzioni più appropriate ed attuabili – aggiunge Barbuzza – tenendo conto anche delle altre competenze amministrative che gravano sulla gestione del percorso su cui insiste la Dorsale dei Nebrodi». Il presidente del Parco chiama in causa i sindaci di Cesarò e Alcara Li Fusi, i Comuni in condominio nella gestione dell’area che unisce i laghi Maulazzo e Biviere, circondati dalla faggeta più ampia della Sicilia.

Barbuzza allarga il raggio dei “doveri”, puntualizzano il ruolo di controllo che dovrebbero esercitare «il Corpo di Vigilanza del Parco e le altre forze di Polizia». Ma si elude l’interrogativo di fondo: quali sono le regole che legittimano il potere di intervento? Macchine, moto e altre diavolerie a motore possono attraversare la Dorsale? Evidentemente sì, visto che domenica scorsa una pattuglia della Forestale si è limitata a fermare un “Attila” su due ruote che smanettava fuoripista. E allora la tesi di Legambiente Sicilia è fondata: «Siamo sempre alle solite – scrive il presidente regionale, Gianfranco Zanna – l’Europa va in una direzione, la Sicilia dall’altra. La Strategia Europea della Biodiversità per il 2030 punta ad avere il 30% del territorio e del mare tutelati e protetti. Ma al momento non tuteliamo neanche l’esistente. Quello che accade all’interno del Parco dei Nebrodi – sottolinea ancora – è indicativo e accade nella totale indifferenza di tutte le istituzioni, da quelle del Parco ai sindaci del territorio. È inaccettabile che scorrazzino impunemente auto e moto in un’area che, a questo punto, deve essere protetta da chi dovrebbe tutelarla. Da anni, con i nostri circoli, denunciamo gli sfregi che subisce l’oasi naturalistica. Ci sono norme e regolamenti che pretendiamo siano rispettati da tutti, fruitori e istituzioni».
Salvatore Granata di Legambiente dei Nebrodi ribadisce le sue denunce e risale alla fonte: «Certamente esiste un deficit culturale e motivazionale a tutti i livelli della gestione dell’Ente, che la politica regionale ha ridotto a materia di spartizione del sottogoverno; ma concorre anche l’assenza di controlli. In fondo – aggiunge – dalla governance non ci può aspettare di più, considerati i criteri di selezione; ma suscita molta perplessità la latitanza di quei corpi di polizia, preposti alla tutela del patrimonio naturale, che dovrebbero sanzionare gli abusi»


Così in quel prezioso scrigno di biodiversità «barbari motorizzati si muovono autonomamente». Granata punta il dito contro «i rituali raduni regionali e nazionali di fuoristradisti, annunciati e presentati come escursioni naturalistiche - ecologiche, violentando assieme alla natura anche la lingua italiana. A proposito – avverte – ce n’è uno in programma il prossimo 6 novembre, nel caso qualche esponente delle forze dell’ordine ritenesse di occuparsene, ovviamente se non già impegnato quale partecipante».
Tempi stretti che non coincidono con quelli indicati dal presidente del Parco, il quale delinea una via d’uscita dall’ingorgo: «Sulla gestione della Dorsale dei Nebrodi, facente parte del “Sentiero Italia” del Cai (Club alpino italiano) sono state avviate le attività del comitato di esperti, finalizzate alla predisposizione di un Piano di gestione della Dorsale». In questo contesto sarà varato un «regolamento di fruizione eco-sostenibile della Dorsale. Un regolamento – auspica Domenico Barbuzza – che potrà fornire le soluzioni alternative adeguate alla fruizione, nel rispetto di tutti i canoni di conservazione a tutela dell’habitat naturale dell’area protetta e dei suoi visitatori». Molto bene. Intanto domenica prossima decine di “bisonti” della strada sciameranno sulla Dorsale. Presidente, sindaci, forze dell’ordine: sarà l’ennesima domenica da incubo?

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