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In memoria dei “ragazzi delle scorte” di Falcone e Borsellino, docufilm commovente

Presentato in anteprima a Roma, andrà in onda su Rai1 il 30 dicembre

«Io sono rimasta intrappolata, io non ne esco più da questa storia» inizia così il film “Memories. I ragazzi delle scorte” – scritto da Giorgia Furlan, Alessia Arcolaci e Josella Porto, regia di Gabriele Ciances, fotografia di Claudio Cascavilla con la supervisione di Daniele Ciprì – , che racconta, trent’anni dopo, la storia degli otto agenti di polizia che morirono insieme a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino negli attentati mafiosi del 1992, ed è coprodotto dal Ministero dell’Interno - Dipartimento Pubblica Sicurezza e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di Missione per gli Anniversari Nazionali con 42° Parallelo. La voce è quella di Rosaria Costa, vedova dell’agente della polizia di stato Vito Schifani morto a Capaci, e sintetizza in maniera profonda e intima il sentimento di un intero Paese. Il senso di colpa che prepotentemente ci riporta a quei giorni, a Capaci, a via D’Amelio.
Il film – presentato in anteprima ieri nella sala Anica di Roma, e che andrà in onda su Rai1 in seconda serata venerdì 30 dicembre – , mette al centro del racconto le vite spezzate di Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina ed Emanuela Loi, gli otto poliziotti che facevano parte della scorta di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino.
Assieme a Rosaria Costa nel film la testimonianza del vice sovrintendente della polizia Salvatore Lopresti, membro del reparto scorte della Questura di Palermo, che racconta come la ferita personale per la perdita di otto colleghi sia di fatto anche una ferita più grande, condivisa con tutti gli italiani. «Per 27 anni non sono riuscito a ritornare in via D’Amelio – racconta Lopresti nel film – perché mi ritornava sempre addosso quella puzza di polvere mista a tritolo e carne bruciata. Ogni tanto quell’odore ancora riaffiora, ora sono passati 30 anni, io credo nelle istituzioni e spero che prima o poi si possa affermare tutta la verità e che quella verità riesca a far finalmente scomparire quella puzza di tritolo e carne bruciata».
«Gli orrori – continua Rosaria Costa nel film – non servono per spaventarci, ma devono servire per fare memoria, per capire che otto poliziotti, otto giovani ragazzi sono morti per noi, per tutta l’Italia. All’epoca dell’attentato avevo solo 22 anni, dopo trent’anni non vedo più Vito come un marito ma come un figlio, mi sento la madre di un figlio che non ha avuto giustizia e questo fa ancora più male».
“I ragazzi delle scorte” è stato realizzato per la conclusione del trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio, e punta il faro della memoria anche su chi spesso è rimasto lontano dai riflettori.

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