Domenica 28 Aprile 2024

Omicidio dei due fidanzati messinesi in Inghilterra, arriva il primo giudizio

Il palermitano Andrea Cardinale, accusato del duplice omicidio dei messinesi Nino Calabrò, barcellonese che risiedeva a Milazzo, e Francesca Di Dio, di Montagnareale, sarà giudicato per direttissima domani, quando comparirà di fronte alla Crown Court di Teesside, organo giurisdizionale della magistratura inglese che si occupa di cause penali. L'ex croupier e collega di Nino Calabrò, che da anni divideva l'appartamento di Thornaby Road, nella contea di Yorkshire, con il ragazzo originario di Barcellona, è già stato sentito il giorno di Santo Stefano dai giudici non ordinari del Tribunale distrettuale, i quali l'hanno rinviato all'esame approfondito della Corte, che per il caso in questione dovrebbe essere formata da un magistrato e da una giuria composta da cittadini. Fermato dalla polizia, il ragazzo resta ancora rinchiuso in una cella di sicurezza. Sull'esito delle autopsie dei corpi rinvenuti nell'abitazione dei giovani lo scorso 21 dicembre vige il riserbo delle autorità inglesi, mentre si conosce già l'arma del delitto, una mazza da baseball, che il presunto omicida avrebbe scagliato violentemente contro la nuca di Nino Calabrò, colpendolo alle spalle, e successivamente nei confronti della fidanzata Francesca Di Dio. Il riconoscimento di Francesca Di Dio sarebbe avvenuto tramite la comparazione del dna. Secondo le autorità di polizia britanniche l’identificazione visiva sarebbe risultata troppo straziante per entrambi i genitori della ventenne, uccisa a colpi di mazza insieme al fidanzato Nino Calabrò. Il suo assassino (al momento solo presunto) Francesca ce l’aveva in casa e dormiva nella stanza accanto: Andrea Cardinale, 21enne di Palermo, coinquilino di Nino e croupier come lui. Con Francesca e Nino era stato più volte anche a Patti e a Montagnareale. Le amiche di lei lo ricordano come un ragazzo schivo, solitario, timido, «forse un po’ problematico» racconta una ragazza che l’estate scorsa aveva lavorato con Francesca in un locale di Patti Marina. «Eppure – continua l’ex collega di lavoro della povera ventenne – nessuno avrebbe mai potuto immaginare un epilogo del genere». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina

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