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Messina Denaro, rinuncia all'udienza del processo per le stragi. Trovato un taccuino mastro

Il boss Matteo Messina Denaro ha formalizzato la nomina dell’avvocato Lorenza Guttadauro, nipote del boss.

C'è anche un «taccuino mastro» tra i reperti rinvenuti e sequestrati nel «rifugio» utilizzato da Matteo Messina Denaro in via CB 31 a Campobello di Mazara. Mentre proseguono - praticamente senza sosta - le indagini del Ros dei carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica di Palermo, in particolare per individuare fiancheggiatori e favoreggiatori di cui ha potuto usufruire il latitante, diversi spunti provengono da questo taccuino che farebbe emergere una fitta rete di relazioni, anche sentimentali, che avrebbe intrattenuto negli ultimi mesi. Ma - sempre analizzando gli appunti - alcuni risalirebbero anche al 2016. Proseguendo le ispezioni in via CB 31 gli investigatori hanno trovato un «ambiente occultato» in cui vi era altra documentazione, tra cui svariati «pizzini» con nomi, numeri di telefono, spese di viaggio. Nel secondo «covo» - in via Toselli - hanno terminato i rilievi scientifici nel vano blindato, nascosto da una porta blindata e occultato da un armadio, alla ricerca di tracce organiche e impronte digitali. L’esito non è ancora stato consegnato ma alcune impronte sarebbero state rilevate e si attende il riscontro. A coordinare le indagini il procuratore della Repubblica, Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido.

Anche per il 9 marzo sarà predisposto il collegamento con il carcere abruzzese. «Sarebbe sicuramente ben gradita la sua presenza, soprattutto se fosse una presenza non muta, ma parlante», ha detto il Pg di Caltanissetta Antonino Patti: «Stiamo vivendo questo momento con soddisfazione perchè, a parte la botta nei confronti dell’organizzazione mafiosa e ciò che l’arresto di Matteo Messina Denaro significa, c'è anche l’auspicio che questa persona possa dare un contributo, possa collaborare anche se nessuno, in questo momento può sapre cosa possi dalla mente di Messina Denaro. Sulle stragi lui sa cose che molti non sanno».

E’ stato già condannato in primo grado, ha spiegato, per essere stato il mandante delle stragi del '92, «per essere il principale fiancheggiatore di Riina nel progetto stragista e a riprova di questo un capitolo interessante del nostro processo è quello sulla cosiddetta missione romana». Messina Denaro, «stavolta materialmente, quindi come componente di un sestetto, formato da uomini di rilievo assoluto di Cosa nostra, tra i quali Giuseppe Graviano, parte dalla Sicilia per cercare di assassinare Falcone a Roma avendo anche altri obiettivi, quali Martelli e Maurizio Costanzo, missione che poi non andò a buon fine che però è stata riscontrata in tutti i processi». Cosa cambierà adesso all’interno di Cosa nostra? «Non saprei dirlo. Sicuramente non bisogna abbassare la guardia perchè ritengo che negli ultimi tempi Messina Denaro, sicuramente anche fiaccato dalla malattia, potrebbe avere un pò abbandonato il campo».

Slitta la prima seduta di chemioterapia in carcere

Slitta la prima seduta di chemioterapia in carcere per Matteo Messina Denaro: era tutto pronto nella stanza dove sarà curato, proprio di fronte alla sua cella in modo da limitare potenziali contatti con altri detenuti, ma all’ultimo momento il boss avrebbe richiesto un ulteriore intervento del medico. In carcere è quindi tornato il professor Luciano Mutti, primario del reparto a gestione universitaria dell’ospedale de L'Aquila, che lo ha visto oggi per la seconda volta. Secondo quanto si è appreso, sono ancora in corso di approfondimento da parte dei medici del reparto di oncologia dell’ospedale dell’Aquila le valutazioni di documentazione medica in possesso del paziente, risultati di nuovi esami e ulteriori verifiche per stabilire, a questo punto, quando effettuare la somministrazione di chemioterapia.

Nelle stesse ore a Palermo è stato convalidato l’arresto di Giovanni Luppino, il commerciante di olive, incensurato, arrestato insieme al boss che aveva accompagnato in auto nella clinica di Palermo dove erano in programma terapie chemioterapiche. Luppino non si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha negato che conoscesse il reale profilo del passeggero: «A me è stato presentato come Francesco, cognato di Andrea Bonafede. E’ stato quest’ultimo a portarmelo e - riferisce il legale riportando alcuni passaggi delle risposte di Luppino - per spirito di solidarietà mi sono prestato ad accompagnarlo a Palermo per la seduta di chemio». Al gip che gli ha chiesto se lo avrebbe accompagnato ugualmente sapendo la reale identità il legale riferisce che Luppino ha risposto: «Solo un pazzo poteva accompagnarlo sapendo che era Matteo Messina Denaro. Per me era Francesco è solo lunedì al momento del blitz dei carabinieri mi è stato detto chi fosse».

E a Campobello di Mazara sono scattati i sigilli per la casa della madre di Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato la sua identità a Messina Denaro, proprietario dell’abitazione di vicolo San Vito, dove il padrino ha passato gli ultimi sei mesi della sua latitanza. Dopo la scoperta ieri del rifugio-bunker in via Maggiore Toselli, nel centro del paese, in cui sono stati trovati, in una stanza blindata, nascosta dietro il fondo scorrevole di un’armadio, gioielli e scatole, sono state estese le ricerche e adesso è scattato il sequestro dell’immobile di via Marsala, da tempo non utilizzato dalla donna, a caccia di tracce e documenti del capomafia di Castelvetrano.

 

 

 

 

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