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Il Capo di stato maggiore dell'Esercito in visita in Sicilia

Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito si è recato in Sicilia per incontrare il personale degli enti dislocati nella città di Palermo.

Nei giorni scorsi il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, si è recato in visita presso gli enti della Forza Armata di stanza nella città di Palermo. Il Generale Serino ha incontrato, nella sua prima tappa, il personale del 46° reggimento trasmissioni, presso la Caserma “Gen. Euclide TURBA”, accolto dal Comandante delle Forze Operative Terrestri di Supporto Generale di Corpo d’Armata Massimo SCALA, dal Comandante delle Trasmissioni Generale di Brigata Davide PILATTI e dal Comandante di reggimento, Colonnello Giuseppe LORUSSO. Successivamente, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito si è recato presso la Caserma “Ciro Scianna”, sede del 4° reggimento genio “guastatori” e del reggimento logistico “Aosta”, accolto dal Generale di Corpo d’Armata Giuseppenicola Tota, Comandante delle Forze Operative Sud e dal Generale di Brigata Maurizio Taffuri, Comandante del Distaccamento della Brigata “Aosta” e dal Comandante di reggimento, Colonnello Mario REA. La visita si è conclusa alla Sezione Rifornimenti e Mantenimento (SERIMANT) dove, accolto dal Brigadier Generale Angelo Capozziello, Direttore del Polo di Mantenimento Pesante Sud di Nola, e dal Tenente Colonnello Michele Giacalone, Direttore della SERIMANT, si è recato presso i laboratori incameramento e rottamazione armi dove sono state illustrate le attività svolte mediante l’impiego di specifiche attrezzature, e presso i reparti del Nucleo Lavorazione Interne (officine, tappezzeria, falegnameria, etc.). Nei reparti visitati il Generale Serino ha ricevuto gli aggiornamenti sulle attività operative e addestrative e ha incontrato il personale in servizio cui ha sottolineando che: “il da fare non manca mai perché la Sicilia è anche terra di confine tra l'Europa e il continente africano e, come tutte le terre di confine, è un luogo di ricchezza, perché laddove le culture si incontrano, c’è ricchezza, però anche di impegno, di sacrificio e di necessità. Le differenze che ci sono vengano superate e trasformate da vulnerabilità in opportunità”.

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