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Anno giudiziario, Frasca: inquietante la rete che ha protetto Matteo Messina Denaro

«La inquietante rete di protezione a diversi livelli di cui ha beneficiato Matteo Messina Denaro, senza la quale non avrebbe potuto sottrarsi per così lungo tempo alla cattura, pone seri interrogativi e apre scenari per certi versi inesplorati sul grado di penetrazione di Cosa nostra nel tessuto sociale e istituzionale». Così il presidente della Corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, riguardo alla cattura di Matteo Messina Denaro, nella relazione che sarà illustrata domani all’inaugurazione dell’anno giudiziario nel capoluogo siciliano. Per Frasca l’arresto eccezionale «apre prospettive investigative potenzialmente straordinarie che l’azione corale delle istituzioni potrà valorizzare in direzione di ambiti diversi da quelli strettamente connessi con il latitante».

Per Frasca «il nostro Paese, «grazie anche all’impegno e al sacrificio, anche estremo, di tanti esponenti delle Istituzioni, è approdato a una legislazione antimafia di altissimo livello, risalente nel tempo e progressivamente affinata che costituisce una solida cassetta degli attrezzi per un’efficace azione di contrasto alla criminalità organizzata». Si tratta di un complesso di norme operanti in diversi ambiti che, «per quanto certamente migliorabile come ogni sistema», ha consentito di raggiungere risultati di grande rilievo e che pertanto «va mantenuto in tutta la sua consistenza e in ogni sua componente, senza arretramenti di sorta e ancor meno senza indulgere alla pericolosa e miope convinzione di essere al traguardo».

La legislazione antimafia italiana «è all’avanguardia nel contesto europeo e, anche per questo, l’Italia deve avere l’orgoglio e la forza di essere trainante per altri Stati che si rivolgono a noi con ammirazione e interesse. Consolidare nel territorio nazionale ed esportare oltre confine le risalenti acquisizioni normative in materia di contrasto alla mafia deve essere un impegno irrinunciabile, nella consapevolezza che anche la criminalità organizzata ha varcato i confini degli Stati e si muove a livello tentacolare cercando di sfruttare contesti territoriali extranazionali meno attrezzati del nostro».

La strada, avverte Frasca, «è ancora molto lunga e impervia e soprattutto non può basarsi solo sulla repressione, su quella "distaccata opera di repressione", che Paolo Borsellino riteneva insufficiente. E’ altrettanto importante, se non decisiva, la rimozione delle condizioni sociali ed economiche sulle quali prospera la criminalità organizzata di tipo mafioso e a questo processo di liberazione e di crescita democratica devono concorrere la comunità e tutte le Istituzioni con un’azione corale e sinergica. E’ un compito, quindi, che compete pure alla magistratura non solo con l’accertamento dei reati ma anche garantendo effettività ai diritti, iniziando da quelli sociali che trovano riconoscimento innanzitutto nella Costituzione alla quale fa costante riferimento il Presidente della Repubblica».

Nordio sbaglia su mafiosi e telefoni

«Il ministro della Giustizia ha affermato che 'i mafiosi non parlano al telefono'. Questo può essere vero solo con riferimento alle tradizionali forme di comunicazione telefonica, e peraltro neanche in modo assoluto come dimostrato da alcune vicende processuali. Ma i criminali ricorrono a modalità sempre più sofisticate di comunicazione per intercettare le quali è indispensabile fare ricorso alla tecnologia, la cui inevitabile invasività è bilanciata dai rigorosi limiti di ammissibilità di ricorso alle intercettazioni e dalle cautele imposte in diversi momenti dalla normativa vigente che probabilmente costituisce il punto di equilibrio più avanzato tra efficienza e garanzia». Così il presidente della Corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, nella relazione che sarà illustrata domani all’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Rischioso limitare intercettazioni

Il presidente della Corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, nella relazione che sarà illustrata domani all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha poi evidenziato: «Sembra evidente che gli ipotizzati abusi» circa le intercettazioni «dipendano non dalla normativa ma dalla concreta applicazione della stessa, se non quando dalla sua violazione, che espongono a pregiudizio diritti e interessi tutelati dalle norme di garanzia contenute nella legge. Ne deriva che l’ipotesi di limitare l’impiego delle intercettazioni non solo non risolverebbe il problema ma finirebbe per depotenziare un mezzo di ricerca della prova che si è rivelato indispensabile e insostituibile. Preoccupa molto l’idea che il ministero della Giustizia ha ripetutamente rappresentato di intervenire in forma limitativa - aggiunge - sui reati diversi da quelli di mafia e terrorismo, ai quali ultimi, con successive dichiarazioni, ha aggiunto quelli cd. satellite».
Infatti, secondo Frasca la diversità di regime, in mancanza di una indicazione positiva netta e chiara, poggia su una scivolosa distinzione tra reati di mafia e reati diversi. Ma soprattutto non sembra tener conto della rilevanza, anche nell’ambito delle attività delle organizzazioni mafiose, dell’utilità che ricavano dai delitti contro la P.a. e, in particolare, dalla corruzione, male endemico del nostro Paese che pone a serio rischio l’economia degli Stati e lo stato sociale».
Volendo ragionare «in termini crudamente economici», sottolinea Frasca, «l'ipotizzata eccessività della spesa per le intercettazioni, addotta come ulteriore giustificazione per ridurne l’utilizzo, è ampiamente neutralizzata con un saldo nettamente positivo dal risparmio della spesa pubblica che ne deriva in termini di repressione della corruzione e di recupero dei patrimoni illeciti sottratti alle organizzazioni criminali, realizzati anche avvalendosi del contributo decisivo delle intercettazioni». Occorre soprattutto avere la consapevolezza per il presidente delal Corte d’appello di Palermi, che «l'omertà nei fenomeni corruttivi è forse ancor più marcata che nelle vicende di mafia e la già ardua scoperta degli episodi di corruzione spesso avviene a distanza di anni dalla loro consumazione. Il nuovo intreccio criminale tra mafia e corruzione richiede scelte strategiche di sistema, con la riscrittura delle norme che innalzino il rischio dell’illecito, rendano più agevole l’accertamento dei fatti delittuosi e riducano la possibilità dell’impunità per i colpevoli: e le intercettazioni sono tra gli strumenti necessari a tali fini».

Dovere istituzioni verità su stragi

«Fanno ben sperare le iniziative, soprattutto di giovani e di bambini, che, esternando pubblicamente e gioiosamente la netta presa di distanza da Cosa nostra, ripongono consapevole speranza che anche queste operazioni contribuiscano ad arrivare alla verità sui misteri ancora non risolti di questo Paese: raggiungere la verità è un diritto dei familiari delle vittime e della comunità ed è un dovere delle istituzioni».

I giornalisti presidio di democrazia

Alle Forze di Polizia, «modello di efficienza», scrive nella sua relazione il presidente della Corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, in occasione dell’inaugurazione, domani, dell’anno giudiziario, «rinnovo ancora una volta, in questa solenne occasione, la mia gratitudine per l’impegno che profondono quotidianamente in tutti i compiti istituzionali. Un impegno che appena pochi giorni fa è stato coronato dalla cattura di Matteo Messina Denaro alla quale è stata destinata una paziente, lunga e defatigante opera di investigazione gestita con un’azione corale sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Palermo e portata a termine nell’assoluto rispetto delle regole di uno Stato di diritto dai carabinieri ai quali rivolgo un elogio particolare». E poi, il personale amministrativo che quotidianamente contribuisce al funzionamento della giustizia; i Giornalisti la cui corretta attività d’informazione costituisce un indispensabile presidio di democrazia; i docenti e gli studenti che quest’anno sono nuovamente presenti fisicamente e sono certo che apporteranno nuovamente il loro contributo al dibattito. Ringrazio, infine, Radio Radicale per la preziosa opera che continua a svolgere».

A Palermo doppio passo dei settori giurisdizione

Il funzionamento dell’amministrazione della giustizia nel distretto giudiziario della Corte d’appello di Palermo, ha presentato un andamento diversificato tra i due settori della giurisdizione. Nel settore civile si registra un’inversione di tendenza rispetto all’anno precedente: infatti, dopo un anno caratterizzato da un incremento significativo sia delle sopravvenienze [6,2%] sia delle definizioni (16,6%) con conseguente riduzione della pendenza finale (-6,5%), nell’anno giudiziario 2021-22 si osserva una flessione generalizzata non solo delle sopravvenienze (-6,4%), ma anche delle definizioni (-6,5%), il che ha prodotto una flessione del numero dei procedimenti pendenti pari al 6,2%. Emerge dalla relazione del presidente della Corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in programma domani.
Tendenza analoga si osserva anche nel settore minorile, infatti, si rileva un decremento sia delle sopravvenienze, pari al 16,1% sia delle definizioni [6%], con conseguente aumento della pendenza nella misura dello 0,4%. Per quanto attiene al dato sulle controversie ultrabiennali in Corte di Appello, si rileva un decremento sia in termini percentuali (-3,4%) sia in valore assoluto (da 5.330 a Per ciò che attiene agli uffici di primo grado, invece, si conferma il trend in aumento osservato lo scorso anno, infatti la percentuale di procedimenti ultratriennali è aumentata nella misura del 2%, contro il 2,7% dell’anno giudiziario precedente. Nel settore penale giudicante la pendenza in Corte di Appello è aumentata del 3,89% (da 8.262 a 8.583) mentre nei Tribunali è diminuita del 9,96% 8da 51.919 a 46.7489 e nel Tribunale per i minorenni del 1,18% (da 1.191 a 1.205). Negli uffici del giudice di pace si è registrato un decremento dell’8,59% (da 1.909 a 1.745 procedimenti). Nel corso dell’ultimo anno giudiziario il numero dei procedimenti costituenti l’arretrato patologico ha subito una flessione significativa sia in primo grado sia in appello. Negli Uffici di primo grado si osserva una riduzione dei procedimenti ultratriennali in valore assoluto (da 7.851 a 6.950, con una flessione dell’11,5%) mentre è rimasta sostanzialmente stabile l’incidenza percentuale (da 22,5% al 21,3%). In Corte di Appello la flessione del numero di procedimenti ultrabiennali è sia in valore assoluto (da 657 a 419, con una diminuzione del 36,2%), sia in termini di incidenza sul totale pendenti (dall’8,51% al 5,18%); va aggiunto che 262 di tali procedimenti sono già stati definiti a metà ottobre. Nel settore requirente si registra una sopravvenienza di procedimenti a carico di «noti» pari a 46.354 affari nelle Procure della Repubblica del distretto, ordinarie e per i minorenni, a fronte dei 46.813 del periodo precedente, con un lieve decremento pari allo 0,98%, mentre ne sono stati definiti 46.389, contro i 45.623 del periodo precedente, con un aumento dell’1,68%. La pendenza finale, pari a 37.864 procedimenti, risulta diminuita del 3,29% rispetto al 30 giugno 2021 che era di 39.153, con un tasso di ricambio pari a 100,08 (46.389 fascicoli definiti a fronte di 46.354 sopravvenuti).

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