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De Lucia: "Intercettazioni e 41 bis irrinunciabili. A chi importa delle amanti di Messina Denaro"

«L'anomalia rappresentata dalla pubblicazione di conversazioni legate alla vita privata e non rilevanti penalmente - ha aggiunto il procuratore di Palermo - non c'entra con il fatto che le captazioni restano indispensabili»

«Le intercettazioni e il carcere duro per i mafiosi sono irrinunciabili nella lotta ai clan»: ne è convinto il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia che ha ribadito l’importanza dei due strumenti intervenendo a un incontro con gli studenti organizzato dall’istituto scolastico Gonzaga. «L'anomalia rappresentata dalla pubblicazione di conversazioni legate alla vita privata e non rilevanti penalmente - ha aggiunto - non c'entra con il fatto che le captazioni restano indispensabili».

"Sulle indagini subiamo pressioni da chi non le fa"

«C'è gente che non fa indagini da dieci anni e viene a dirci come si fanno», ha detto il procuratore di Palermo. Il magistrato ha risposto a una domanda sulle polemiche su presunti retroscena sulla cattura del boss Messina Denaro. "Questo è un paese strano: un minuto dopo l’arresto già c'erano i murmurrii (le voci, ndr). Non c'è stato neanche il tempo di festeggiare quello che è un successo per lo Stato che già erano iniziate le dietrologie», ha aggiunto.

"La vita privata del boss non interessa a nessuno"

«Parlare delle amanti del boss, delle pillole che prendeva non è stato un buon servizio. Diciamo che alcuni media hanno guardato dal buco della serratura abdicando al ruolo importante che hanno. Peraltro a me da cittadino sapere certi particolari non interessa proprio». Lo ha ribadito de Lucia a proposito degli articoli e dei servizi tv sulle amanti del capomafia Matteo Messina Denaro.

"La borghesia mafiosa è sempre esistita"

«Una latitanza così lunga e complessa non si può realizzare senza servizi che la sostengono. Matteo Messina Denaro aveva documenti falsi, medici che lo hanno aiutato per le terapie e un mondo di soggetti che gli ruotavano intorno, pezzi di società civile, che il dialogo con la mafia lo cerca perchè ritiene di avere dei vantaggi». Lo ha detto il procuratore della Repubblica, Maurizio de Lucia, ad na domanda di uno studente dell’Istituto Gonzaga che chiedeva della rete che ha sostenuto di cui ha usufruito il boss Matteo Messina Denaro.
In uno degli istituti più prestigiosi del capoluogo siciliano, da sempre fucina delle future classi dirigenti di Palermo e della Sicilia, rispondendo ad una domanda di uno studente sulla «borghesia mafiosa», De Lucia ha precisato che «è un termine che ho già utilizzato che non ho inventato io ma che viene utilizzato in sociologia. Storicamente - ha proseguito - è sempre stato così, oggi in qualche misura il fenomeno è meno esteso ma in altri è ancora più vasto. E’ una fetta di società compiacente - ha detto - con l’organizzazione mafiosa che ha studiato, si è laureata ma che continua a cercare il dialogo con cosa nostra ritenendo di potere, così, ottenere dei vantaggi».

"Boiardo? Non parlo di un condannato"

«C'è una grande differenza tra il mondo in cui succedono le cose e quello in cui si dice che potrebbero succedere. Io parlo del primo caso, so come è andata, conosco le indagini. Detto questo, io non parlo di un signore che è stato condannato anni fa per favoreggiamento e che circola in alcune tv." Maurizio de Lucia, al ragazzo che gli chiedeva un commento sulle dichiarazioni dell’ex favoreggiatore dei capimafia Graviano Salvatore Baiardo, che in tv aveva annunciato settimane prima la cattura del padrino, ha risposto: «che il latitante fosse malato lo si diceva. Io so quando il latitante è stato catturato, le modalità e come è andata. Al momento opportuno visto che ci sono indagini in corso, si potrà dire di più».

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