
E’ stata denominata «Arpagone» l’operazione anti-usura del commissariato di Acireale. Le vittime erano allo stremo, non più in grado di corrispondere interessi anche del 360 per cento annuo. Quattro gli arrestati, 3 in carcere, uno ai domiciliari: Rosario Fichera, Maria Concetta Torrisi, Caterina Fichera e Mario Patanè. La banda prestava soldi a persone in gravi difficoltà economiche imponendo tassi proibitivi. Normalmente, richiedevano interessi fra il 10 e il 40% mensili. Uno dei casi più significativi ha riguardato un operaio al quale per un prestito di mille euro sono stati richiesti 300 euro mensili di solo interesse (30% mensile - 360% annuale); alla stessa vittima, per un prestito di 300 euro, sono stati richiesti 100 euro settimanali di solo interesse (33% settimanale - 132% mensile - 1584% annuo). Gli usurati per estinguere il debito - operazione dagli indagati intesa con il termine «rientro"- avrebbero, infatti, dovuto restituire, in un’unica soluzione, l’intera somma ricevuta in prestito più il 10% della stessa, quale ultimo interesse da corrispondere.
Una seconda modalità per accedere al «rientro» ed estinguere il debito era quella di corrispondere, oltre all’ineludibile rata periodica degli interessi, un’altra rata di importo maggiore fino a raggiungere la somma capitale avuta in prestito più il 10% per l’ultimo interesse dovuto. Nel corso delle indagini di natura tecnica, svolte tramite intercettazioni telefoniche, ambientali e videosorveglianza, sono emersi ruoli definiti e meccanismi collaudati, oltre che l’assenza di scrupoli.
Due le intercettazioni esplicative: la prima intercorsa fra la Torrisi e la figlia Caterina, nel corso della quale la madre, fuori sede, raccomanda alla giovane alcuni incassi da fare, commentando cifre e nominativi riportati su un calendario da considerarsi un vero e proprio scadenzario. La seconda in cui i coniugi spiegano alla figlia sedicenne come funziona l’usura, rimanendo spiazzati di fronte alla sorpresa della giovane che non riesce a comprendere come mai, nonostante il debitore nel tempo abbia versato cifre enormi, anche 3-4 volte i soldi ricevuti, non abbia, comunque, estinto il prestito ricevuto, ancora interamente preteso. La conclusione che traggono i due coniugi, quasi delusi, è che la figlia non potrà dedicarsi "all’attività di famiglia"; anche i genitori del Fichera, oggi defunti, esercitavano l’attività di usurai, tant'è che nel 2013 le due generazioni dei Fichera sono state tratte in arresto nell’ambito dell’operazione «Affari di famiglia» per associazione per delinquere finalizzata all’usura. Rosario Fichera avrebbe percepito il reddito di cittadinanza. Fichera e Maria Concetta Torrisi sono stati rinchiusi nel carcere di piazza Lanza; Caterina Fichera è stata ammessa ai domiciliari; a Mario Patanè il provvedimento restrittivo è stato notificato nella casa circondariale in cui era recluso per altre vicende.
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