Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

"Sia assolto": il legale d'ufficio di Messina Denaro "emozionata per un processo storico"

Parole di Adriana Vella nel processo in cui l’ex superlatitante - che anche oggi ha disertato il videocollegamento dal supercarcere di L’Aquila - è accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via d’Amelio

«Non potete capire quanto sia emozionata e il motivo nasce dalla consapevolezza che la designazione casuale come difensore d’ufficio mi ha dato l’opportunità di essere in un procedimento che entrerà nella storia perchè parla di fatti che hanno segnato la storia del nostro Paese». Lo ha detto l’avvocato d’ufficio del boss Matteo Messina Denaro, Adriana Vella, all’inizio della sua arringa, nel processo che si celebra davanti alla Corte d’assise d’appello di Caltanissetta, in cui l’ex superlatitante - che anche oggi ha disertato il videocollegamento dal supercarcere di L’Aquila - è accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via d’Amelio. L’avvocato ha annunciato che per il suo assistito chiederà l’assoluzione. «La designazione come difensore d’ufficio casuale - ha aggiunto - fa di me l’espressione massima della tutela del diritto di difesa che lo Stato assicura a tutti. Credo fermamente che questa Corte sappia giudicare con imparzialità l’imputato, sappia leggere i motivi di appello, sgombrandoli dal nome dell’imputato e sappia con la medesima imparzialità ascoltare le mie riflessioni».

Stragi del '92, Vella: "Reggente era Mariano Agate"

«Non fu Messina Denaro ma Mariano Agate il reggente di Cosa Nostra Trapanese. La sentenza della Corte di Assise di Appello di Catania - ha detto l’avvocato Vella - sulla scorta delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, individua in Agate Mariano uno dei mandanti della strage di Capaci. Ed allora è evidente che se il predetto Agate Mariano era uno dei mandanti della strage, lo era o in qualità di capo provincia o di reggente della provincia di Trapani, in sostituzione del padre dell’imputato (Francesco Messina Denaro, ndr) con la conseguenza di dovere ritenere errate le conclusioni a cui sul punto è pervenuta la Corte di Assise nel giudizio di primo grado». Matteo Messina Denaro in primo grado è stato condannato all’ergastolo e il procuratore Antonino Patti, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto la conferma della condanna.

"Riina fu critico con Messina Denaro"

«La veste di Matteo Messina Denaro come reggente della provincia trapanese, così come sostenuto nella sentenza di primo grado, è smentita emblematicamente anche dal contenuto delle intercettazioni effettuate nel carcere di Opera durante un colloquio tra Salvatore Riina e tale Lorusso, pregiudicato pugliese», sostiene Adriana Vella. «Nelle parole di Riina - prosegue l’avvocata - il padre dell’imputato viene individuato dal capo indiscusso dell’organizzazione quale capo mandamento e non capo provincia. 'Ora se ci fosse suo padre buonanima, perché il padre era una brava persona, una bella persona' dice Riina durante quel colloquio muovendo al contempo un’aspra critica nei confronti dell’imputato per le scelte strategiche fatte da quest’ultimo, ben lontane dalle logiche stragiste, ossia quello di dedicarsi ai profitti derivanti dal mercato dell’eolico».

"Il padre di Messina Denaro capo fino alla fine"

«La presunta malattia del padre di Matteo Messina Denaro non gli impedì di avere un ruolo fondamentale nel momento in cui venne deliberato il piano stragista», afferma ancora Vella. «E' da escludersi che la presunta malattia del padre dell’imputato fosse talmente invalidante - ha continuato il legale - da rendere necessaria una sostituzione o comunque impedire allo stesso non soltanto di ricevere l’informativa ma, altresì, di prestare il consenso. Fondamentali a tal riguardo sono state le dichiarazioni di Francesco Geraci, l’unico al quale l’imputato, in ragione del sentimento di sincera amicizia esistente tra i due avrebbe confidato la malattia del padre. Geraci affermò di avere accompagnato al policlinico il padre di Messina Denaro nel periodo prima delle stragi, che 'stava male però camminava'». «Ricordo inoltre - continua - la nota citazione del Brusca, il quale ha più volte affermato che la carica di capo mandamento viene mantenuta 'vita natural durante'. Negli stessi termini il collaboratore di giustizia Salvatore Cancemi aveva ribadito che la carica di capo mandamento si conserva fino a quando la persona, seppur in agonia, 'respira nel letto'».

Tag:

Caricamento commenti

Commenta la notizia