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Mille anni di noi e di Baglioni, un "megaspettacolo" strega Acireale

Cinquant'anni da sentire, sessantasette anni e non sentirli: quando l'età aggiunge esperienza senza sottrarre energia. Fa impressione Claudio Baglioni, il giovane adulto della musica italiana che nella tre giorni di Acireale (2, 3, 4 novembre) ha piazzato il palco al centro e il pubblico a tutto tondo, ma stavolta letteralmente. Ad effetto avvolgente. Travolgente. Una versione inedita del Pala Tupparello (inaugurata all'Arena di Verona il 14 settembre scorso), teatro di "Al Centro Tour 2018", il giro celebrativo di una carriera intera, tra un Sanremo e l'altro, tra un'epoca e le altre.

«Avevo 17 o 18 anni, praticamente l'età media delle persone qui stasera – ha ironizzato – quando stavo seduto dalla vostra parte. E perciò mi sembra strano, specialmente in questo giro, trovarmi al centro. È stata, come abbiamo cercato di raccontare tutti noi a voi questa sera, una cavalcata fantastica. Non ci avrei mai creduto che sarebbe andata così. Considerate che all'inizio, più di cinquant'anni fa, io pensavo che non sarebbe accaduto niente. Poi, quando è arrivato il successo ho detto: finirà subito. Praticamente non ci ho mai preso, nessuna delle due volte! Invece è durato fino a questo tempo ancora insieme. Io, tutte le persone che mi hanno accompagnato in questa vicenda e voi... l'abbiamo combinata veramente grossa! Mi avete fatto un grande regalo».

Ha detto tutto alla fine. E per il resto ha parlato l'indispensabile, ha cantato, suonato, creato legami, suscitato ricordi e basta. Il tempo di un saluto en passant e via con una scaletta di successi costruita per spingere e dare fiato, pescata tra gli oltre quattrocento brani infiniti di una vita che pare altrettanto. Trentatré canzoni, ordine rigorosamente cronologico, per rappresentare ciascuno dei dischi pubblicati (da “Questo piccolo grande amore” del 1972 a “Con voi”, 2013). E uno spettacolo didascalico, dalla direzione artistica di Giuliano Peparini (in memory of Amici) alla danza del corpo di ballo che ha arredato di quadri suggestivi l'intero show.

Ma la casa è lui. E quelli di Acireale (sold out per tutte e tre le date) ci sono entrati dentro, ci sono tornati e ritornerebbero anche la sera dopo e quella dopo ancora. Come in famiglia. Accolti da una band in assetto orchestrale (22 elementi) ad ogni angolo e da un padrone di casa in maniche di camicia, come chi si sbraccia per i suoi ospiti. Il palco, le pedane mobili, gli oggetti di scena e gli effetti di luci sono le sue stanze intrise di qualità che, senza le sue le variazioni sul tema (arrangiamenti riscritti alla sua maniera e stacchi tonici), si fatica a credere che sia tutto live.

Con quei suoi giri armonici non "convenzionali" che sembrano semplici, poi provi a suonarli e ti accorgi che i conti non tornano. Vero che l'impronta dello spettacolo potrebbe risultare tanto televisiva, che gli capita di confondersi nella materia dei ballerini, vero pure che la maggior parte dei brani risale al primo Baglioni, mentre c'è meno dal '95 in poi.

Ma la narrazione risulta comunque intensa e iperbolica, mentre la sua voce rimane sempre su un altopiano naturale e il risultato è un concertone colossale (di tre ore filate) che sconfina nel musical. "Questo piccolo grande amore", probabilmente il brano più venduto nella storia della discografia italiana, decretata da una giuria popolare “Canzone del secolo” (Baglioni la esegue sul palco dell’Ariston in versione piano e voce, riportando, dopo molti anni, la musica live a Sanremo. Presagio).

Il «mercatino d'illusioni e chimere» di "Porta Portese". Sono il la su cui si accorda la prima parte ininterrotta di show, tra "Amore bello", "Viva l'Inghilterra", "Io me ne andrei", "E tu", "Poster", "Sabato Pomeriggio", "E tu come stai" e "Via". Un colpo solo a leggerle.

«Benarrivati alla metà di questo viaggio, ma l'importante non è arrivare, è coprire la distanza». Allora "Strada facendo", accompagnati da xilofoni, funamboli, scale cromatiche e tavolozze di colori, ci trovi quello che "Avrai", storie di "Uomini Persi", che "La vita è adesso", in "Mille giorni di te e di me".

Fino alla fine, quando è mezzanotte, l'ora in cui si rompono gli incantesimi. Il momento in cui "Io sono qui", "Le vie dei colori", "Cuore d'aliante", "Sono io", "Tutti qui" e "Con" le mani rosse e la voce bassa, andare.

Tanto torna a fine marzo. Tanto che, piaccia o meno, quando si scriverà la storia di questo tempo, lui ci sarà.

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