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Messina, il teatro contro il razzismo per rimanere umani

I protagonisti: Eseosa, Cicciò, Marchetti, Feminò e Renzo durante le prove

“Da dove vieni? Vengo dal mondo”. Una domanda e una risposta cariche di speranza, umanità, che appare utopistica in un tempo troppo impegnato a tracciare confini, alzare muri e barriere. “Da dove vieni? Terraferma, terrachiusa” è il titolo di uno spettacolo pensato per parlare di migrazioni e provare, attraverso la parola drammaturgica, ad entrare dentro le pieghe del reale lanciando un invito ad indignarsi e a non restare indifferenti a chi semina odio, indifferenza e paura.

Ideato, diretto e interpretato da Giampiero Cicciò e Maurizio Marchetti, lo spettacolo debutterà domani sera, alle 21, con replica domenica, alle 18, al teatro Savio, per “Aria nuova in ME”, la rassegna di musica e teatro, organizzata dall’Associazione culturale ARB di Davide Liotta. «Una messinscena per ripercorrere il cammino interiore delle persone costrette a migrare, tra testimonianze dirette, scritte, discorsi indignati, discorsi xenofobi – spiega Giampiero Cicciò – abbiamo scelto parole di autori che illuminano questo buio momento storico in cui il rigurgito di razzismo fa paura. Purtroppo non a tutti. Si tratta di un tema a me molto caro, già affrontato nel cortometraggio “Rashid”, sul ragazzo che aveva perso la vita in una spiaggia messinese tra l’indifferenza generale. Indifferenza, assuefazione di fronte a chi perde la vita in mare: il teatro, la poesia ci ricordano che dobbiamo rimanere umani. Sono felicissimo di lavorare con Maurizio Marchetti, per uno spettacolo all’interno del prezioso progetto culturale promosso da Davide Liotta».

Ad accompagnare la narrazione le musiche eseguite dal vivo dal maestro Giovanni Renzo: «Appositamente scritte per questa occasione e altre già eseguite, tutte al pianoforte, strumento a cui ho dedicato tutti gli ultimi miei lavori discografici, tra cui l’ultimo “Live in Marsala” uscito la settimana scorsa – racconta Renzo – per parlare di mare, vita e morte, solitudine». Un duro, realistico e poetico promemoria.

«Ma soprattutto, di fronte alla peggiore strage del nostro tempo, è un invito a restare umani. Vogliamo provare ad affrontare la sofferenza della verità, della realtà, cercare di guardare dentro le pieghe del nostro quotidiano – sottolinea Maurizio Marchetti – e raccontare, fuori dalla retorica, il razzismo dilagante perché sdoganato dalle istituzioni, alimentato dalla paure, una deriva assurda in un paese dove vi sono problemi ben più gravi, a cominciare dalla criminalità organizzata, il problema di Riace, ad esempio, non può certo essere Mimmo Lucano ma la ‘ndrangheta. Necessario, anche attraverso il teatro, mantenere la capacità di indignarsi, per costruire un mondo più equo, a tal proposito recuperiamo anche le parole del pamphlet liberatorio e corrosivo “Indignatevi!” di Stéphane Hessel».

Si racconterà anche dell’Aquarius: la nave bianca e arancione con cui gli operatori di SOS Mediterranée e Medici senza frontiere soccorrono i migranti al largo della Libia. L’arancione è il colore dei giubbotti di salvataggio, il colore di una speranza. In “Salvezza”, Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso raccontano alcune settimane di vita a bordo della nave e proprio Bonaccorso ha realizzato l’illustrazione della locandina dello spettacolo che vede anche la partecipazione di Igiebour Eseosa e Thilina Pietro Feminò.

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