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Taormina Film Festival, Oliver Stone annuncia un film su Trump: "Mi affiderò alla commedia"

Oliver Stone

«Un film sul presidente Donald Trump? Penso proprio che lo farò e mi affiderò alla commedia, per raccontare l'uomo più potente al mondo. È giunto il momento, non posso tirarmi indietro». Direttamente da Taormina, nei panni del presidente di giuria della 65esima edizione del Taormina Film Festival, il regista statunitense e premio Oscar Oliver Stone incontra la stampa, sempre alla ricerca di un faro nella nebbia. O di una voce fuori dal coro del politically correct. E lui, classe '46, con indosso un completo blu e un sorriso smagliante, accompagnato dalla consorte, Sun-jung Jung («la mia Giulietta»), non si tira indietro, anzi, carica a testa bassa: «è già stato detto tanto, tantissimo su Trump ma sento il bisogno di raccontarlo a modo mio. Ogni suo tweet fa notizia, è vero, ma non dobbiamo stupirci, del resto, prima di lui abbiamo avuto George W. Bush (e si lascia scappare una risata, ndr)».

Proprio alla sua visione disincantata e fuori dagli schermi, dobbiamo alcuni capolavori della cinematografia mondiale come Wall Street, Platoon, Ogni maledetta domenica e JFK. Taormina lo omaggerà da par suo, dedicandogli la serata del 4 luglio. Si inizierà con una masterclass mattutina, nel pomeriggio lancerà in anteprima il documentario “Revealing Ukraine” (prodotto proprio da Stone e diretto da Igor Lopatonok, un lavoro controverso che fotografa il mondo politico ucraino ma su cui glissa totalmente, mantenendo la suspense), infine, la sera, al Teatro Antico di Taormina ritirerà il Premio Angelo D'Arrigo e in suo onore verrà proiettato “Nato il 4 luglio”.

Già vincitore di due Premi Oscar, quest'anno si festeggia il trentesimo anniversario di un film che ha denunciato i disastri compiuti in Vietnam: «L'America non imparerà mai - prosegue Stone - ogni guerra è un fallimento. L'industria cinematografica sforna kolossal uno dopo l'altro, dall'Iraq all'Afghanistan, ma gli spettatori non si rendono conto che dopo essere stati al fronte per i veterani è molto difficile potersi reinserire. Dietro i film ci sono storie vere (lui si ispirò a quella di Ron Kovic, ndr) per gli ex militari sopravvivere allo stress post-traumatico diventa una vera impresa. La verità è che le guerre sono un business irrinunciabile per l'economia a stelle e strisce». E per quanto riguarda i venti di guerra mediorientali, Stone afferma: «gli Usa hanno puntato l'Iran ma il problema è che manca il dibattito civile. Un tempo i giovani scendevano in piazza, oggi i social network sono come la Pravda del regime comunista, fanno propaganda h24 e non ci sono voci fuori dal coro».

Durante questa chiacchierata non si altera, non alza il tono di voce ma lui che è un aperto sostenitore del presidente russo Vladimir Putin - tanto da dedicargli due anni or sono il format tv “The Putin Interviews” - rincara: «dobbiamo rinunciare all'idea che gli Stati Uniti incarnino il bene assoluto, che siano leader globali ed esportatori mondiali della democrazia. Tutto ciò è molto pericoloso». Infine, da un tema spinoso all'altro, Stone non si sottrae alla questione migranti: «si tratta di un'emergenza mondiale, anche gli Stati Uniti devono affrontarla al confine con il Messico. Credo nelle migrazioni, credo che i migranti arricchiscano la società con nuove energie e un punto di vista diverso sulla realtà ma i flussi massicci devono essere gestiti - chiosa Stone - altrimenti si rischia il collasso globale».

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