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Elisabetta Pandolfino, la fotografa messinese che usa la luce per gli “scatti mentali”

Il suo "scatto mentale", dal vivo, ha la capacità di catapultarti in un'atmosfera onirica. In poche frazioni di secondo l'immaginazione e lo stato d'animo si intrecciano silenziosamente, mentre si fotografa qualcosa che non esiste nella realtà ma prende forma abilmente. E così la fonte di luce diventa inchiostro immateriale per la realizzazione di una scritta o un disegno che aveva preso forma prima solo nella testa.

La fotografa messinese Elisabetta Pandolfino, reduce dalla partecipazione al programma Rai “Soliti Ignoti” e protagonista di tanti servizi giornalistici, tra cui uno andato in onda sul Tg 1, ha creato una forma di comunicazione straordinaria che non esisteva. E probabilmente proprio la sua personalità eclettica l'ha portata a spingersi sempre oltre: verso nuove scoperte, verso sentieri inesplorati, con la consapevolezza che la vera libertà ti porta a oltrepassare i limiti.

«Sin da bambina - racconta Elisabetta - mi sono appassionata all'arte studiando musica. A 5 anni ho cominciato a suonare il sassofono e ad avvicinarmi al jazz. Ricordo che il maestro, forse un po' attonito, ha accolto questa richiesta proponendomi già alternative: il clarinetto, il flauto. Strumenti considerati più adatti ad una donna. Io però fui categorica. E così ho studiato al Conservatorio Corelli ma nello stesso tempo da sempre ho coltivato tante altre passioni: il disegno, la pittura, e la poesia, che mi ha portato a scrivere anche un libro nel 2014, “A due scatti da te”, fatto di immagini e parole, dove sono state inserite per la prima volta le mie opere».

Scrive con la luce l'artista, incantando, e tutta la sua vita è costellata da quello che agli occhi di molti appare anticonformistico. Fuori da quello che si è abituati a concepire.

Come guidare una custom: «Sono stata una delle prime motocicliste a Messina e credo che le donne su due ruote negli anni 99- 2000 si contavano sulle dita di una mano e sono stata anche una delle prime cameraman. Credo che tutte le mie passioni, anche il windsurf, siano legate al senso di libertà che mi hanno regalato. Tuttavia se mi volto indietro e guardo gli album di famiglia posso dire che ho vissuto sempre con la macchina fotografica in mano. E il tutto è testimoniato dal fatto che ero sempre assente in quelle immagini».

E sempre nell' anno '99- 2000 ha capito che con la macchina fotografica si poteva fare il salto di qualità: « In quel periodo frequentavo ancora il conservatorio e mi avvicinai al fotografo Vizzini. All' epoca tenevo il flash e seguivo con lui gli eventi Rotary e Kiwanis e da là, da quella che considero la vera gavetta, sono entrata in questo mondo». Passione cresciuta accanto ad un grande maestro che si è trasformata in lavoro iniziando proprio sapendo indirizzare la luce al professionista che scatta.

Per la Pandolfino è un vulnus il fatto che la fotografia a Messina abbia visto poche professioniste , perché in un' immagine la donna può portare quel tocco gentile e sensibile. E in fondo così è nata la grande intuizione: «Una sera d'estate del 2014 mi trovavo nella veranda di casa mia, a Zafferia, e pensando alla persona amata esclamai tra me e me: "Se solo potessi scrivere il tuo nome con la luna", e così rivolsi la macchina fotografica verso il cielo, iniziando a fare qualche lettera, poi un crescendo, riproducendo le barche a vela».

Dopo tante ricerche l' artista si rese conto che nessuno aveva fatto qualcosa di simile e di aver dato vita ad una bella invenzione, il tratteggio fotografico con la luce: «Questo scatto oggi lo faccio con qualsiasi fonte luminosa, anche con una candela e con le lampadine. Ma c' è voluto tempo affinché ciò avvenisse. Nel 2016 ho pubblicato un libro che si chiama "A due scatti da te", presentato da Maria Grazia Cucinotta a Salina, in quel periodo lo scatto era documentabile solo con la fonte luminosa della luna. E in seguito, nel 2017, grazie a un nuovo sentimento di amore sono riuscita ad andare oltre. La persona a cui ho confidato le mie intuizioni però rimase scettica. Mi lasciò ma io trovai delle nuove motivazioni».

Così a Castelmola Elisabetta mostrò il suo estro vedendo una candela davanti ad una davanzale. E così arrivò il cuore disegnato e subito dopo il successo che fa brillare la città dello Stretto.

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