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“La concessione del telefono”, in tv la storia secondo Andrea Camilleri

La rara capacità di narrare chiaroscuri e contraddizioni dell’animo umano di Andrea Camilleri rivive in una storia tutta siciliana di fine Ottocento, tramite personaggi rappresentativi di azioni e sentimenti senza tempo, caratterizzato ciascuno da una propria impensabile complessità . “La concessione del telefono”, nuovo appuntamento di Rai1 con “C’era una volta Vigata” – dal ciclo di romanzi storici firmati da Camilleri – in onda domani sera (ore 21.25), oltre ad essere l’ultima sceneggiatura del grande autore siciliano, è un testo che ne ingloba le specifiche peculiarità narrative, tra cui la capacità di far emergere i risvolti più sorprendenti di una storia, partendo da fatti apparentemente banali.

Tra complicati intrecci e situazioni tragicomiche, il film tv – prodotto da Rai Fiction e Palomar con la regia di Roan Johnson (che ha adattato il testo originale con Francesco Bruni e l’autore) – sembra infatti mettere in evidenza le tragiche conseguenze dell’umana stupidità, non meno pericolosa della cattiveria. Il testo segue la vicenda di Pippo Genuardi (Alessio Vassallo), commerciante di legnami spiantato e irresponsabile, sposato con Taninè Schillirò (Federica De Cola), figlia di Nenè (Antonio Alveario), l’uomo più ricco della città. Per ottenere la concessione della linea telefonica ad uso privato, Genuardi invia tre lettere al prefetto napoletano Marascianno (Corrado Guzzanti), uomo paranoico e complottista, diventando così vittima della complicata burocrazia dell’epoca e bersaglio del mafioso Don Lollò Longhitano (Fabrizio Bentivoglio).

Deciso a raggiungere il suo scopo (i motivi della richiesta si scopriranno nel colpo di scena finale), il protagonista metterà in piedi situazioni discutibili dal punto di vista morale e legale, cercando però di ottenere sempre l’approvazione del suocero. Un personaggio con molti punti oscuri, nonostante il suo fare banale, come sottolinea l’attore Alessio Vassallo, suo interprete: «Pippo è un sempliciotto abituato a fare la bella vita grazie al suocero, che lo accontenta in tutto. La vicenda del film è una storia alla fratelli Coen, in cui un evento apparentemente banale come una palla di neve diventa una vera e propria valanga col procedere della narrazione. Pippo non governa gli eventi, ma ne viene completamente sopraffatto e, pur essendo egli stesso un parassita, si troverà a confrontarsi con la pochezza dei mafiosi e la sterile burocrazia di quel periodo».

Vassallo, già interprete del vicecommissario Mimì Augello ne “Il giovane Montalbano”, conserva un ricordo affettuoso del grande Camilleri e della prima esperienza sul set: «A cineprese spente, Andrea ci chiese di recitare una scena davanti a lui, seduto nel commissariato di Vigata, e ci diede alcuni suggerimenti. È un’immagine che porterò sempre nel cuore, e questa volta mi è mancato non potermi confrontare con lui sul ruolo (le riprese si sono svolte tre mesi dopo la scomparsa dell’autore, ndr). È stata la mia quarta volta a Vigata, che per me esiste davvero; la considero una sorta di “Isola che non c’è”».

Molto vicini al protagonista e coinvolti inconsapevolmente nei suoi piani la moglie Taninè Schillirò e il suocero Nenè, interpretati rispettivamente dagli attori messinesi Federica De Cola e Antonio Alveario. «Taninè è una donna con le caratteristiche tipiche della moglie siciliana – ci racconta la De Cola – e si prende cura del marito in tutto; ama fare sesso e non se ne vergogna, vivendo la cosa in maniera spontanea e ingenua, al punto da parlarne con Padre Macaluso (il messinese Ninni Bruschetta in un divertente cameo) senza pudore. Maternità e passionalità sono due aspetti che non sempre si trovavano entrambi in una donna siciliana di quell’epoca». L’attrice, che nel 2006 aveva preso parte a “La pazienza del ragno”, celebre episodio de “Il Commissario Montalbano”, ricorda l’incontro con Camilleri a Roma, sotto l’abitazione dello scrittore in Via Asiago, nel giorno del suo novantesimo compleanno: «Mi colpì la sua pacatezza e la capacità di dare un peso ad ogni parola, scelta con cura e pregna di tutto quello in cui credeva. Il suo modo di raccontare ti catturava e rimanevi ad ascoltarlo ammaliato».

Padre di Taninè e suocero di Pippo Genuardi è Don Schillirò, interpretato da Antonio Alveario .«È un uomo facoltoso che possiede una miniera di zolfo a Vigata – ci svela l’attore – . Ha una moglie molto giovane, Lillina (Dajana Roncione), e non vede di buon occhio il genero, per le sue continue richieste. È un tipo tutto d’un pezzo ma in fondo mite, anche ironico e molto protettivo. Per amore della figlia ha acconsentito al matrimonio con Genuardi e porta avanti il rapporto con lui in maniera formale. Un tipico atteggiamento da padre siciliano affettuoso che vuole accontentare la figlia in tutto».

Le atmosfere e i caratteri tipici della Sicilia si ritrovano anche sul set, grazie all’abilità di Roan Johnson, adattatore di un testo originale stilisticamente complesso: «È un regista che riesce a creare un clima di grande armonia – continua Alveario – ma è anche preciso, meticoloso, capace di dirigere gli attori entrando nello spirito siciliano. Da parte sua c’è stata una grande maestria nel realizzare il copione. Il libro contiene per metà “cose dette” (dialoghi senza descrizioni) e per l’altra “cose scritte” (lettere, documenti e articoli di giornale); e Roan e Francesco Bruni sono riusciti a trarne una sceneggiatura molto efficace».

“La concessione del telefono” era il romanzo storico preferito da Camilleri, alla cui memoria è dedicato il film, che annovera nel cast anche altri grandi attori, tra cui Thomas Trabacchi, Alessandro Schiavo, Corrado Fortuna, Emmanuele Aita, Sergio Vespertino e Michele Di Mauro.

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