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Coronavirus, il regista messinese Piparo: "Teatro in ginocchio, dovremo renderlo un luogo sicuro"

Primo a chiudere e ultimo a riaprire. Il mondo dello spettacolo è in ginocchio e non vede ancora la luce alla fine del tunnel. Impossibile immaginare una ripresa reale prima di 8-10 mesi.

«Ne sono convinto – sottolinea il messinese Massimo Romeo Piparo, regista, autore, produttore e direttore artistico del Teatro “Sistina” di Roma –, difficile una ripartenza totale prima della prossima primavera. Il problema non è solo aiutare gli imprenditori del settore a restare in piedi ma anche garantire alla gente quella sicurezza sanitaria che riporterà gli spettatori in teatro e nelle sale».

I suoi spettacoli “Full Monty” e “Belle ripiene” in questa primavera avrebbero dovuto toccare anche la Sicilia, con tappe a Messina e Barcellona, ma tutto è stato rinviato. «Sì, stiamo vedendo di riprogrammare gli eventi in date successive – spiega Piparo – in modo da consentire a chi ha acquistato i biglietti di godersi lo spettacolo». In caso contrario il Governo ha previsto dei voucher che consentiranno agli spettatori di utilizzare quei biglietti per altri spettacoli degli stessi organizzatori.

E allora cosa fare per provare a ripartire? Massimo Piparo è chiaro: «Il mio motto sarà #iorestochiuso. E aggiungo: fino a comunicazioni chiare e rassicuranti per il pubblico che, nell’uscita con gli amici o in una giornata di svago, dovrà ritrovare la voglia d’inserire il teatro nell’agenda dei suoi programmi. L’80% dei nostri incassi proviene dai biglietti e un 20% da sussidi come contributo alle produzioni. Il teatro ha 185 dipendenti e 1.600 posti. Se potremo usarne soltanto 300 non ci staremo mai dentro con gli incassi. E se non posso contare sulle entrate, devo tagliare i costi».

Gli imprenditori del settore sono pronti a rendere gli ambienti adeguati ai massimi standard di sicurezza ma fanno appello al Mibact perché li aiuti ad affrontare questa fase di transizione e riaffacciarsi con fiducia sulla scena: «Quello che ci è accaduto, la tragedia di molte famiglie, tante persone care scomparse: amici, nonni, zii. È un lutto che l’intero Paese dovrà elaborare – continua Piparo – . Sarà difficile per la gente superare la paura al primo colpo di tosse. Ma vi immaginate le persone bardate di tutto punto e distanti dagli altri? A breve faremo la sanificazione di tutti gli spazi, cambieremo le canaline dell’aria e aggiorneremo i sistemi d’igenizzazione. Ma alla conclusione di questo processo, chiediamo alle autorità sanitarie, come l’Istituto Superiore di Sanità, di darci un “bollino di sicurezza” Covid free per garantire il pubblico, facendo sapere che da noi è tutto in regola, non c’è rischio di contagiarsi. È un luogo sicuro, almeno come farmacie e supermercati». Sino a oggi tutte le richieste di chiarimento e di confronto però sono cadute nel vuoto.

Piparo non prende neanche in considerazione l’ipotesi circolate: «Ho davvero sentito di tutto... Ma vi immaginate gli spettatori al teatro seduti da soli, a distanza di cinque-sei poltrone l’uno dall’altro. È inapplicabile, idee che disarmano. Come regoli l’ingresso? E l’accesso ai bagni? Meglio niente, meglio chiusi». Meno che mai le piattaforme digitali. «Non accetto di trasformare il nostro lavoro in online: non è giusto per chi lo fa e per chi lo riceve – prosegue – . Noi abbiamo sempre vinto sulla forza del live, dell’essere lì in quel momento e stare assieme. Il teatro è questo, spostarsi su una piattaforma digitale non avrebbe senso, significherebbe snaturare il nostro lavoro. Se per settembre non saremo in grado di accogliere gli spettatori allora non apro e non chiudo ma riconverto l’attività: abbiamo sale grandissime già organizzate. Stiamo lavorando a un accordo con il Miur per affittare le sale dove potrebbero fare lezione gli studenti dei licei o delle università per evitare assembramenti. Il pomeriggio invece, da ottobre a gennaio potrebbero partire i corsi di formazione de “L’Accademia Sistina” dedicati alle maestranze dello spettacolo: attrezzisti, tecnici del suono, delle luci, costumisti, elettricisti: professioni in estinzione molto richieste. Speriamo anche in futuro».

Tempo di quarantena, momenti di libertà a disposizione per creare, nella veste di autore. Con un dubbio: la solitudine aiuta o sterilizza la fantasia? «Per creare hai bisogno del contatto, del destinatario. Sinceramente in questo momento di vuoto pneumatico non riesco a pensare, a immaginare nulla. Ho lasciato che la mia parte creativa rimanesse indietro in questo periodo, mi sto dedicando ad altro. Sono in quarantena a Roma e sto lavorando a garantire alle mie società e ai miei dipendenti una fase di tranquillità».

Il covid-19 ha silenziato anche lo storico 50esimo anniversario del “Jesus Christ Superstar”, l'opera rock più famosa al mondo, che Piparo nel 1994 ha riveduto e messo in scena con Ted Neeley. «Che beffa... Lo celebro da 26 anni – conclude Piparo – e proprio quest’anno che sono i 50 anni non potrò farlo. Ho parlato di questo nei giorni scorsi proprio con Ted, abbiamo immaginato una resurrezione per il mondo con uno spettacolo magari a Pasqua del 2021...». Speranze in attesa che il sipario si riapra.

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