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I Festival del cinema non mollano: programmazioni stravolte e nuove formule

«Era tutto pronto e accuratamente programmato, dai film in concorso agli ospiti internazionali. Sarebbe stata una bellissima edizione». La voce di Lino Chiechio è triste, ma tutt’altro che rassegnata. Chiechio è il patron di Videobank, la società di telecomunicazioni alla quale la Fondazione Taormina Arte ha dato in concessione per tre anni il Taormina FilmFest e che ha già organizzato l’edizione dello scorso anno. «Abbiamo annunciato il rinvio a data da destinarsi, ma non siamo fermi – aggiunge – perché aspettiamo di capire come sarà regolamentato l’uso del teatro antico e quindi possibilmente far svolgere il festival, magari in agosto. In che forma è presto per dirlo, stiamo venendo fuori da una situazione pazzesca per tutti, il settore dello spettacolo è certamente fra i più penalizzati, direi che ci dobbiamo riscoprire».

Dalla Sicilia alla Calabria la voglia di ripartire delle rassegne cinematografiche è uguale, nonostante le grandi incertezze: «La voglia di esserci comunque è tanta, abbiamo spostato le date e pensiamo alla seconda metà di agosto» dice Gianvito Casadonte, direttore del Festival della Magna Graecia, che si svolge nel porto di Catanzaro. «Potevamo avere tremila persone a sera, probabilmente ci dovremo accontentare di mille, ma non abbiamo alcuna intenzione di rinunciare».

La situazione di Taormina è particolare: un’edizione ridotta pone problemi economici?

«Sì – risponde Chiechio – perché noi non abbiamo alcun contributo pubblico, anzi siamo noi a pagare una quota a Taormina Arte. Il contributo della Regione è la disponibilità del Teatro Antico. Come Videobank abbiamo investito settecentomila euro in due anni perché crediamo che il Festival abbia la forza per autosorreggersi, basta organizzarlo bene. Ma se, per necessità, dovremo fare un’edizione in qualche modo ridotta, se i posti in teatro saranno fortemente penalizzati, questo significa meno possibilità di incassi e di sponsorizzazioni private, quelle che per noi sono fondamentali».

E allora bandiera bianca?

«Assolutamente no. Credo che la Regione si appresti a difendere la vitalità del turismo siciliano e credo anche che lo svolgimento di Taormina FilmFest dia un bel messaggio turistico. Ritengo quindi che, data l’eccezionalità del momento, potremmo rientrare per una volta nella categoria di chi riceve un aiuto economico dalla Regione. Insomma, non ci si può chiedere di muoverci in perdita totale».

In ogni caso il Festival potete farlo?

«Sì, perché la produzione, diretta da Marco Fallanca, e la direzione artistica, affidata a Leo Gullotta, Francesco Calogero e Francesco Alò, avevano pianificato tutto. I film ci sono e il concorso è avviato; non potremo avere tutti gli ospiti stranieri a causa della limitazione nei viaggi, ma qualcuno di importante verrebbe certamente. Sì, potremmo farlo in qualsiasi momento: tocca alla Regione fissare le date».

Avete pensato anche a un’edizione in streaming?

«Sì, Videobank lavora in questo settore e abbiamo la piattaforma e l’esperienza necessaria per un risultato di qualità. Se non ci sono altre possibilità, utilizzeremo questa forma ma sarebbe assolutamente un ripiego. Il Festival significa aggregazione di persone. Riassumo: il prossimo futuro dipenderà dalle condizioni sanitarie ed economiche».

Casadonte ha parole di comprensione per chi deve decidere se aprire gli spazi: «Capisco le difficoltà e la responsabilità nello stabilire quando e come ci si può riaggregare, anche se a debita distanza. Non vorrei essere al loro posto».

Non sarà facile ridurre il pubblico serale da tremila a mille spettatori.

«Sarà molto difficile. Da noi è stato sempre previsto l’ingresso gratuito e i posti sono stati sempre pieni. Dovremo trovare un sistema di prenotazioni perché sarà da evitare ogni tipo di ressa. Ma siamo in grado di partire appena ci danno il via. Abbiamo le migliori opere prime della prossima stagione. Vogliamo assolutamente fare e onorare l’edizione numero 17 del Festival della Magna Graecia».

La soluzione all’aperto vi aiuta?

«Per ora è l’unica possibile. Escludo il ricorso all’Auditorium, i costi di continua sanificazione sarebbero insostenibili. Forse, visto che i viaggi internazionali sono bloccati, si potrebbero fare collegamenti streaming con le star americane che avevano assicurato la loro presenza, ma, ammettiamolo, sarebbe solo un palliativo. Il contatto fisico è fondamentale, credo che tutti stiamo subendo un danno psicologico tremendo. Come è possibile vivere avendo paura dell’altro?».

Pare che vogliate onorare chi ha vissuto questa esperienza in prima linea…

«Su questo non voglio dir molto, vorrei che fosse una sorpresa. Ma l’idea è che i protagonisti del Festival stavolta non siano solo attori e registi, ma anche gli operatori della sanità: medici, infermieri, pure psicoterapeuti. Vedrete!».

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