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Giallo, e pure siciliano: itinerario di letture per l’estate

Agosto infuria e sotto il solleone dell’estate cosa c’è di meglio che lanciarsi in un’indagine serrata al fianco del proprio ispettore/commissario preferito, senza alzare un dito dal sofà o dal lettino in spiaggia? Le librerie hanno patito la chiusura per il lockdown ma oggi, per fortuna, i segnali parlano di un trend positivo anche – e soprattutto – grazie alla voglia di leggere, al desiderio di trovare requie dalle preoccupazioni fra le pagine di un romanzo. Sono decine e decine i titoli di genere che sgomitano sugli scaffali e così Gazzetta del Sud propone ai propri lettori un itinerario di lettura, tutti romanzi made in Sicily, con una deliziosa eccezione.

Iniziamo con un tris d’assi. Per la prima volta Cristina Cassar Scalia, Giancarlo De Cataldo e Maurizio De Giovanni firmano un giallo a sei mani, Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero), un omaggio a Fruttero e Lucentini in perfetto stile Rashomon. Una giovane donna viene uccisa nel quartiere Prati a Roma e tre personaggi – il commissario Davide Brandi, il facoltoso Marco Valerio Guerra e sua moglie, Anna Carla Santucci – si troveranno invischiati, a vario titolo, nelle indagini. Ciascuno di loro è narrato in prima persona da una delle tre firme del giallo italiano – una siciliana, un napoletano e un romano – ottenendo in tal modo diverse ricostruzioni del fatto che non collimano, lasciando sul piatto un intrigo di bugie, sospetti e indizi da risolvere.

E ancora, ecco un tris di libri ambientati a Palermo e dintorni. Partiamo con il nuovo libro di Gianni Farinetti che in Doppio silenzio (Marsilio) ambienta la nuova avventura del suo Sebastiano Guarienti sull’isola, per un weekend che si rivelerà davvero indimenticabile fra le vie di Palermo. Proprio nel capoluogo un facoltoso imprenditore edile è stato brutalmente freddato nelle rovine di un'antica villa e Guarienti si troverà casualmente invischiato nella vicenda, muovendosi fra opposti – splendore e devastazione, fastosità e cupezza – dentro una delle più contraddittorie e segrete città del nostro Paese che sembra sempre serbare un’ombra nel proprio cuore, invisibile ai più.

Spazio al primo giallo di Simona Tanzini, Conosci l’estate? (Sellerio) che vede il debutto di un nuovo personaggio, la giornalista televisiva Viola, romana di nascita, che si troverà coinvolta in una indagine sullo strangolamento di una donna. Il caso mediatico monta in un attimo, complice la calura estiva e i sospetti spingono verso un cantautore molto noto. Ma Viola è certa che le cose siano andate diversamente. Da cosa deriva tanta certezza? Viola ha una particolarità: soffre di sinestesia cromatica, ovvero è in grado di associare un colore non solo ai suoni ma persino alle persone e ai luoghi. E ciò le conferisce una sorta di “potere” che le tornerà utile, forse anche per firmare uno scoop fra i luoghi di Palermo che ama, convinta che sia una «città-ossimoro», un vero e proprio manuale di istruzioni per comprendere l’Italia intera, fra bellezza e brutture.

Proseguiamo con L’assassino scrive 800A di Francesco Bozzi (Solferino), palermitano di nascita e storico autore del comico Rosario Fiorello. Abituati a uomini di legge precisi e inappuntabili, Bozzi va in direzione opposta, consegnandoci un uomo nevrastenico, permaloso e con un humour pungente. In realtà, il commissario Saverio Mineo vorrebbe solo leggere il suo giornale in santa pace. Ossessionato dai pigiami per uomo a righe, detesta la forfora, i guanti e ha un sacro terrore per la propria consorte. Mineo si adopera nelle indagini fra Cinisi e Terrasini, aiutato dal suo udito infallibile, capace di risolverle in una sorta di curioso flusso di coscienza che gli consentirà di poter finalmente tornare alla sua amata lettura del giornale. Con buona pace di noi lettori.

Un’isola può essere un non-luogo? Ne è convinta Marilina Giaquinta, poetessa siciliana approdata alla narrativa, che firma Non rompere niente (Euno edizioni). Nel cuore della Sicilia, in un’isoletta vulcanica non meglio specificata, il commissario Anastasio Ventura, poliziotto dal carattere anarchico e disobbediente, credeva d’aver trovato un luogo pacifico per gli ultimi anni in divisa. Invece il crimine lo assilla e il rapporto quantomeno burrascoso con la sua appuntata, Maria Isola Lo Faro, crea una bella energia sulla pagina, aprendo a possibili risvolti emotivi. Giallo atipico, l’indagine passa sovente in secondo piano, cedendo spazio ad una lingua esplosiva e molto ricca, fra italiano e siciliano, con periodi lunghi e sinuosi – lontano dallo stile secco e asciutto di molti romanzi di genere – che richiama le raccolte poetiche dell’autrice catanese.

Ma non solo giallo-giallo: chiudiamo con una nota di brivido. La scrittrice catanese Barbara Bellomo approda in libreria con Il libro dei sette sigilli (Salani editore), un thriller storico sulla scia dei grandi maestri del genere, raccontando le tumultuose vicende di un manoscritto perduto e ambito da una potente setta di uomini pronti a tutto per impadronirsene, con una narrazione fluida che si affida a frequenti flashback dalla notte dei tempi sino ai giorni nostri. Una nuova protagonista, la scrittrice Margherita Mori – una donna affetta da ipermnesia, dunque che ricorda tutto e non può dimenticare alcun dettaglio – si ritrova al centro di un mistero che risale alla notte dei tempi e rievoca il potere dei libri, l’oggetto perfetto, ambito dai sapienti che fa paura agli stolti e agli ignavi.

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