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Allevi: "È il tempo degli eroi e di superare la nostra fragilità"

Una montagna di riccioli neri e una risata contagiosa che ha illuminato la prima serata del Taobuk. Classe ’69, compositore, pianista e direttore d’orchestra di successo, Giovanni Allevi ha firmato l’inno della serie A di calcio e ha conquistato le platee internazionali ma nel suo nuovo libro, “Revoluzione. Innovazione, follia e cambiamento” racconta un momento di crisi personale, affrontando l’ansia e il timore di cambiare a viso aperto, senza paura di guardare al futuro. Introdotto da Antonella Ferrara, ideatrice e presidente della kermesse, Allevi è stato il protagonista dell’incontro serale al Taobuk, nell’edizione del decennale, dialogando con la giornalista Caterina Andò. E si racconta in questa nostra intervista.

Quest’anno il programma del Taobuk gravita attorno alla parola “entusiasmo”. Per lei quanto conta nel rapporto con le note?

«Nella mia musica cerco di comunicare soprattutto entusiasmo, fatta eccezione per alcuni brani, come l’Adagio del mio Concerto per Violino e Orchestra. Entusiasmo, ebbrezza, commozione, follia: tutti aspetti che cerco nella musica, forse perché sono all’opposto del mio temperamento, riflessivo e pensieroso».

È vero che ha scritto Revoluzione per non impazzire?

«È stata talmente intensa la disperazione che ho provato nel vedere annullato il mio lavoro e nel constatare la fragilità del genere umano davanti a un virus, che per non impazzire ho cercato un senso profondo a tutto questo. La pandemia inoltre ci ha spinto a essere innovatori di noi stessi: ne è scaturito Revoluzione, un saggio filosofico che si proietta verso quel mondo futuro più bello, nonostante la drammaticità degli eventi».

Ma cosa l’ha ispirata?

«Un evento traumatico che ho vissuto a Tokyo: le parole sono sgorgate come un flusso ininterrotto, che mi ha portato fino a lei, Maddalena, la vera protagonista del saggio».

E fra le pagine coglie anche in contropiede il lettore, fornendo risposte esistenziali inaspettate…

«Con Revoluzione vado oltre la constatazione della nostra fragilità, per riconoscere una scintilla divina alloggiare nell’anima di ognuno, per evidenziare come il mondo contemporaneo fa di tutto per farci dimenticare le ali che abbiamo dietro la schiena. È il tempo di ribellarsi e di volare alto. È il tempo degli eroi!»

Lei non ha mai nascosto di essere credente. Trova conforto nella fede?

«In questo momento, in cui è in pericolo la nostra vita e il nostro futuro, è bene riflettere sul fatto che siamo infiniti e abbiamo un disegno da compiere che va molto oltre la banale etichetta che la società conformista vuole imporci. Avere fede significa credere che la nostra vita abbia un senso e che ogni persona abbia un valore ed una dignità, indipendentemente da qualunque riscontro esterno».

Abbiamo perso la capacità di inseguire la felicità?

«Io sono partito dall'ascolto del corpo, per dare avvio alla ricerca filosofica. Ho pensato che se fossi stato vicino al corpo, ai suoi messaggi, alle sue tensioni, non mi sarei sbagliato».

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