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Arriva il vincolo della Soprintendenza. La casa di Battiato, Villa Grazia potrà diventare un museo

Un luogo unico, il “buen retiro” di Milo che l’artista amava profondamente e dove si sono svolti i suoi funerali

Abito in una casa di collina / E userò la macchina tre volte al mese / Con duemila lire di benzina / Scendo giù in paese / Quante lucertole attraversano la strada / Vanno veloci ed io più piano ad evitarle / Quanti giardini di aranci e limoni / Balconi traboccanti di gerani / Per Pasqua oppure quando ci si sposa / Usiamo per lavarci petali di rose / E le lucertole attraversano la strada». Così cantava Franco Battiato nel 1989: Villa Grazia, il suo tesoro nascosto, il luogo dove si riposava tra un concerto e l’altro, diventava protagonista di una canzone delicata come “Giubbe Rosse”.

Battiato aveva da poco deciso di acquistare casa in Sicilia e scelse il castelletto dei nobili Moncada, a Milo, dolcemente in collina: da lassù si aveva un panorama incredibile, tra cielo e mare, affacciato su mandarini, aranci e limoni. Fu un innamoramento sincero e il cantautore volle dare alla casa il nome della mamma, Grazia, e come primo intervento fece restaurare la cappella, la stessa dove pochi giorni fa sono stati celebrati i funerali.

A Milo arrivarono così gli amici, Lucio Dalla comprò casa nei pressi, Ron e altri rimasero anche molto tempo: Battiato aveva installato anche una sala d’incisione, qui era facile comporre, meditare, riflettere, scrivere, condurre una vita normale, non da grande star. Riservato e concreto, lo si vedeva anche fare la spesa o fermarsi per un caffè nel borgo. E quando qualche anno fa improvvisamente la villa apparve (e disparve) dai canali di vendita, furono in tanti a lanciarsi contro lo scippo del buen retiro al cantautore ormai malato. Ma adesso non sarà più possibile vendere la villa: la soprintendenza dei Beni culturali di Catania ha infatti avviato la procedura (che si dovrà chiudere entro 120 giorni) per dichiarare l’abitazione “sito di interesse culturale” quindi non potrà diventare altro se non una casa-museo dedicata a Battiato.

«La nostra funzione è quella di preservare e tutelare ciò che ha un valore storico, etnoantropologico e culturale perché ne resti memoria nel tempo. La villa di Milo – dice la sovrintendente Donatella Aprile – oltre ad essere un bell’esempio di casale rurale, è oggi un luogo simbolico che testimonia la vita di un grande artista siciliano. La sua casa deve essere preservata perché possa testimoniarne la vita e diventare un luogo di riferimento, un museo della musica che ne possa mantenere la memoria».

«Villa Grazia è un luogo unico – interviene l’assessore regionale ai Beni Culturali, Alberto Samonà – perché esprime quel silenzio e quella spiritualità che Franco Battiato ci ha donato con la sua arte. Il vincolo culturale è un gesto di amore verso l’artista, ma anche di rispetto e di attenzione per quella che fu la sua dimora. Un luogo che ci invita alla riflessione, all’introspezione e alla ricerca della verità: un microcosmo alle pendici della montagna sacra, che con questo gesto vorremmo che fosse ulteriormente valorizzato, nel nome di questo grande, grandissimo artista».

D’accordo anche il sindaco di Milo, Alfio Cosentino. «La casa di Franco Battiato rappresenta nel mondo culturale italiano un bene di enorme valore. Essa, infatti, è stata il luogo in cui l’artista ha composto la sua musica, approfondito i suoi studi, realizzato i suoi dipinti, raccolto gli oggetti a lui più cari. Apprezzo e accolgo, dunque, con grande soddisfazione l’iniziativa dell’assessore Alberto Samonà e della sovrintendente, che hanno mostrato grande attenzione e sensibilità ponendo il vincolo culturale su Villa Grazia, residenza di Milo che Battiato aveva scelto come luogo in cui vivere e da cui trarre ispirazione».

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