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Quando Goethe cercava la Grecia in Sicilia

Markus Stein, autore di “Sulle tracce di Goethe in Sicilia”, ripercorre paesaggi, geografie, incontra esperti del percorso dello scrittore e poeta tedesco

Peter Stein

Rifiutava ogni scorta, andava a dorso di mulo e dormiva dove capitava, anche nelle stalle. Non era certo rassicurante l’immagine della Sicilia di fine ’700, ma nulla fermò il 37enne Johann Wolfgang Goethe che, “inforcata” la nave nel porto di Napoli, sbarcò a Palermo il 2 aprile 1787, per intraprendere un tour di oltre un mese attraverso l’isola, una delle tappe conclusive del suo “Viaggio in Italia”. Non cercava la Sicilia, ma inseguiva, in Sicilia, la Grecia, allora difficile da visitare. Non soltanto l’architettura e l’arte, voleva incontrare la classicità, sempre immaginata, desiderata. Gli arabi? Ignorati. Lungo la rotta che da Palermo portava nell’entroterra e poi a Girgenti, Taormina e Catania, infine Messina, dimenticando Siracusa: un’esperienza da cui ricavò la certezza che «l’Italia, senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto».

Lo ha spiegato Peter Stein, ieri protagonista del Taormina Film Fest, che si è messo “Sulle tracce di Goethe in Sicilia”, titolo del documentario, scritto da Markus Stein, prodotto da Rino Sciarretta per Zivago Film, e realizzato in collaborazione con Rai Cinema e con il sostegno della Sicilia Film Commission regionale.
Stein ripercorre paesaggi e geografie, incontra esperti in grado di illuminare aspetti del percorso goethiano: il germanista Michele Cometa, il geografo Vincenzo Guarrasi, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Cerca di capire la liaison tra la Sicilia e il tedesco, dà la caccia a ciò che rimane di quell’isola settecentesca, fruga tra ciò che è cambiato.
«Goethe ha raccontato – spiega Stein - Roma e Napoli con testi fantasiosi, ricchi, emozionanti, con la Sicilia ha utilizzato uno stile secco e diretto. Per preparare il documentario siamo venuti due volte in Sicilia, in un caso perfino rispettando le date di Goethe per capire lo stato del paesaggio. L’idea del documentario mi è venuta sfogliando un libro di fotografie sui luoghi del “Viaggio in Italia” edito da Novecento, ho pensato che sarebbe stato interessante rifare quel percorso con una macchina da presa. Il mio interesse per Wolfgang Goethe è antico, lui è il poeta più amato e rispettato dai tedeschi, come Dante in Italia. Nei suoi confronti ho un atteggiamento duplice: mi emozionano le sue poesie, ma conosco anche il suo ruolo devastante nei confronti del romanticismo. Ho realizzato l’allestimento del suo capolavoro, il Faust, con i miei soldi e senza il supporto di alcun teatro tedesco: oggi mi sento di parlarne con questo misto di estrema ammirazione e senso critico». Scorrono il Santuario di Rosalia, scolpito nella roccia, che aveva ammaliato lo scrittore tedesco per la semplicità primitiva; ancora a Palermo, c’è l’Orto Botanico; a Bagheria Goethe non nasconde l’orrore verso le sculture di villa Palagonia – 15 pagine dedicate a quelle statue - così lontane dall’ideale classico; altra delusione davanti alle rovine di Segesta.
Poi, finalmente, ciò che più si avvicina all’idea del bello: il Tempio della Concordia di Girgenti. Un’infusione nella classicità.

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