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Taormina Film Fest, la memoria "custodita" nel film "La terra dei figli"

Fuori concorso il film rivelazione di Claudio Cupellini. Ieri la proiezione stampa di “Summer of Soul” di Questlove sull’Harlem Cultural Festival del 1969 che chiuderà la kermesse

Valeria Golino

Uno scenario post apocalittico, per accogliere una storia in cui la centralità dei legami affettivi tra padre e figlio diventa motivo di ricerca di senso alla vita, quella formula segreta che la memoria dei padri custodisce, ma è dato alle nuove generazioni scoprire e appropriarsene. Più di un archetipo, al centro del film rivelazione “La terra dei figli” di Claudio Cupellini, tratto dall’omonima graphic novel di Gipi, presentato nella giornata di ieri al Taormina Film Fest.

Un’opera che vira al distopico, nel tratteggiare la discesa agli inferi di una civiltà che ha smesso di essere tale da tutti i punti di vista dopo una catastrofe chimica, e l’avvento di un mondo in cui non esistono regole e rispetto. I defunti vengono sepolti sott’acqua e gli uomini, tornati a uno stato primitivo, vivono il contatto come una fonte di pericolo. Un contenuto inquietante, che tuttavia la nostra condizione di sopravvissuti alla pandemia fa ben comprendere nel continuo stato di allerta su un pericolo imminente.
Il film ha inaugurato la seconda serata di lunedì ed è stato presentato ieri alla stampa dal regista con Valeria Golino e i due protagonisti Leon De La Valée e Maria Roveran. Autore della sceneggiatura con Filippo Gravino e Giulio Iuculano, Cupellini ha illustrato le motivazioni e l’approccio all’opera dell’acclamato fumettista: «Avevo letto tutti i suoi lavori, ma “La terra dei figli” mi ha proprio parlato: aveva dentro sé un universo sentimentale appartenente al vissuto di tutti e nell’adattarlo ho cercato di rispettare quella materia predefinita, riuscendo a trovare una mia voce personale e fare soltanto dei tradimenti “virtuosi”, rispetto a quello che esisteva e che avrei tenuto del fumetto originale nella trasposizione cinematografica».

Antispettacolare e dalle immagini forti, in antitesi con le pellicole oltreoceano dello stesso filone, il film infatti racconta una riconciliazione ideale di un figlio (quasi un novello Pinocchio ignaro della vita) col padre defunto; ma anche e soprattutto, il tema della memoria. Un argomento di grande attualità in questi tempi che è anche un contenuto universale. Lo hanno sottolineato Valeria Golino e, collegato da remoto, Valerio Mastandrea, nel film rispettivamente la Strega, non vedente amica del Padre (Paolo Pierobon), e il Boia, schiavo del capo di una banda di criminali (Alessandro Tedeschi). «Siamo in un momento storico caratterizzato da una tendenza a dimenticare – ha detto l’attrice - perché non si fa in tempo a trattenere un evento nella memoria che subito ne accadono altri. Ma la memoria è qualcosa di molto individuale rispetto al proprio passato e alla propria natura. Per il protagonista che vive nel vacuo, il ricordo potrebbe riempire quel vuoto importante lasciato dalla sua tragedia».
Ma il personaggio che più di tutti traina il concetto di memoria è il Boia interpretato da Valerio Mastandrea. «Il mio personaggio è quello che ricorda l’amore e permette di compiere le scelte che danno speranza a tutto il contesto in cui si muove la storia. Non ho infatti contestualizzato la graphic novel di Gipi in un mondo post-atomico, ma l’ho attualizzata perché la memoria è importante non solo nel post pandemia odierno, ma in qualsiasi altro periodo storico; è anche culturale, sociale e personale, di tutti noi».

Nel cast del film, girato tra il Delta del Po e la Laguna di Chioggia, anche l’attore mazarese Fabrizio Ferracane nei panni del pescatore Aringo. La Golino è stata presente al festival anche ieri sera per la proiezione di un’altra pellicola fuori concorso, “Occhi blu”, esordio alla regia di Michela Cescon. Nel pomeriggio si è svolta la proiezione stampa di “Summer of Soul” di Questlove, documentario sull’Harlem Cultural Festival del 1969 che chiuderà il festival sabato 3 luglio. Il concorso prosegue stamattina con “Next door””, esordio alla regia di Daniel Bruhl. In serata al Teatro Antico le proiezioni dei film “Peter Rabbit 2” e “Dream Horse”, tratto da una storia vera.

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