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"Atlas" al Tao Film Fest: «Tutto il dolore in 90 minuti»

Il film di Niccolò Castelli con Matilda De Angelis, secondo italiano in gara, è ispirato a un attentato a Marrakech dove persero la vita tre ragazzi della Svizzera italiana e una quarta si salvò

Matilde De Angelis

L’improvviso incontro col dramma e la necessità di guardare alla vita da nuove prospettive nel secondo film italiano in concorso al Tao Fest, “Atlas” di Niccolò Castelli. Un’opera di grande valenza emozionale, nelle cui maglie spicca un protagonismo femminile intenso, capace di trarre dal profondo dolore di un vissuto tragico spunti di cambiamento personale. Protagonista della storia un’intensa Matilda De Angelis, che, dopo i successi di Sanremo e la partecipazione alle coproduzioni internazionali “The Undoing” e “Leonardo”, è intervenuta alla penultima giornata del festival, in occasione della presentazione del film ieri mattina al Palazzo dei Congressi con il regista.
In “Atlas”, l’attrice bolognese è Allegra, giovane donna appassionata di arrampicata, sopravvissuta a un attentato terroristico che è costato la vita ai suoi amici. Un tragico evento che sconvolgerà profondamente la sua vita, dove fondamentale sarà l’incontro col rifugiato politico Arad (Helmer Dridi), che la metterà di fronte alla sfida più complessa: fidarsi del diverso.

Girato tra Lugano e le Dolomiti, il film è liberamente ispirato a fatti realmente accaduti, come ha ricordato il regista: «Il percorso che ha portato alla stesura del film risale a dieci anni fa quando, in un attentato a Marrakech, ben prima dei fatti di Bruxelles, persero la vita tre ragazzi della Svizzera italiana e sopravvisse una ragazza. Fu un momento scioccante per la piccola comunità del Ticino, che credeva di vivere in una sorta di bolla, protetta dalle guerre in Afghanistan e Iraq. Avevo bisogno di capire cosa rimane dopo una rottura, una perdita di verginità da quella neutralità in cui ci si sente al sicuro».
Inizia così per il regista un lungo lavoro di preparazione al film durante il quale conosce la ragazza sopravvissuta e poi assieme allo sceneggiatore Stefano Pasetto, in Belgio, dopo i fatti di Bruxelles, si mette in contatto con altre persone che hanno vissuto eventi traumatizzanti.
La conoscenza di Matilda De Angelis ha dato una svolta a questo lungo percorso di scrittura. «Il dolore, soprattutto quello forte che ti porta a essere vendicativo, a non dormire e a non voler essere toccato dagli altri è un dolore che volevamo raccontare nel profondo - precisa il regista - che Matilda ha capito bene, permettendoci addirittura di eliminare alcuni dialoghi che lo spiegavano perché lei lo incarnava alla perfezione».

Due anni di immersione nel personaggio (che ha incontrato personalmente), per la De Angelis, che ha utilizzato sentimenti personali per esprimere la fragilità di Allegra: «Sentivo una grande responsabilità. Sentivo il peso di dover reggere 90 minuti di film e sentivo intimamente che se fosse andato male sarebbe stata colpa mia. Allo stesso tempo però ho cercato di usare questa mia paura e fragilità per raccontare Allegra». Ma “Atlas” è anche un’opera fatta di silenzi che parlano: «Abbiamo tagliato alcune scene perché ci siamo resi conto che una certa informazione sarebbe stata meglio comunicarla col silenzio – precisa l’attrice - Tante volte i silenzi parlano più delle parole e Allegra è un animale in gabbia, si chiude nel suo silenzio pensando che nessuno al mondo la possa capire perché la perdita che ha vissuto è enorme, e quella rabbia che in certi momenti emerge, diventa passività in altri».
«Abbiamo cercato di fare un film misurato all’interno di questo dolore – continua la De Angelis - Non si può sentire più di un dolore alla volta, quindi Allegra in un certo momento si concentra sul dolore fisico e vive quello emotivo quando torna a fare cose scontate, come camminare o bere un bicchiere d’acqua. Ho studiato vari aspetti di un recupero fisico e poi mentale dopo un trauma e ci sarebbero volute 4 ore per raccontare questo personaggio. Noi abbiamo cercato di renderlo in modo sincero in 90 minuti».
Nel cast anche Irene Casagrande, Anna Ferruzzo e Neri Marcorè.

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