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Oggi il nuovo giallo di Cristina Cassar Scalia: Vanina ha un altro rebus da sciogliere

Siamo alla quinta avventura della grintosa investigatrice amatissima dal pubblico

"Oggi le voci femminili sono sempre più importanti e amate". Cristina Cassar Scalia (Foto Marco Ficili)

«La vera novità sono le tante scrittrici siciliane che oggi hanno un posto al sole. Il cunto ha fatto sempre parte della nostra tradizione ma oggi le voci femminili sono sempre più importanti e amate, per fortuna». Parola di Cristina Cassar Scalia – originaria di Noto e di casa a Catania, medico oftalmologo e scrittrice di successo – che proprio oggi torna in libreria con “Il talento del cappellano” (Einaudi Stile Libero), la quinta avventura con protagonista il vicequestore aggiunto Giovanna Guarrasi, detta Vanina, la trentanovenne palermitana a capo della sezione Reati contro la persona della Mobile etnea. Al centro dell’intreccio c’è un cadavere che scompare, strappando Vanina alle sue meritate ferie. Un duplice omicidio, una straziante messa in scena che sposta l’azione sulle sommità dell’Etna, “ ‘a muntagna”, una farsa che si rivelerà un caso davvero spinoso da risolvere.

Il nuovo caso giunge a pochi mesi dal precedente, “L’uomo del porto” a lungo in testa alle classifiche di vendita, segno inequivocabile che Vanina Guarrasi ha fatto breccia nei cuori dei lettori, grazie al riuscito mix fra l’anima siciliana e l’indagine poliziesca, narrando le vicende di cuore della poliziotta e la squadra di personaggi coloriti e vivaci che le girano attorno, con un generoso uso della lingua siciliana – fra il dialetto catanese e i proverbi isolani – punto di forza di una serie bestseller che piace sempre di più. Ne abbiamo parlato con l’autrice.

Arriva oggi in libreria “Il talento del cappellano”. L’annuncio dell’uscita ha sorpreso i suoi lettori: è stata una sfida vinta?
«Scrivere due libri in un anno è stato difficile, lo ammetto. “Il talento del cappellano” l’ho scritto quest’estate, consegnando a metà settembre, una vera vittoria personale, una scelta coraggiosa. Non solo, la vivo come una rinascita artistica, del resto siamo in vista del Natale e presto ricominceranno tutte le presentazioni in giro per l’Italia con i miei lettori, pur con tutte le garanzie sanitarie, ovviamente»

C’è un cadavere che scompare e poi riappare, com’è nata questa indagine?
«Affido a Vanina casi assurdi, mi piace sfidarla e metterla alla prova per capire come se la caverà e se ci si romperà la testa. Lei è la poliziotta che avrei sempre voluto leggere in un libro, l’ho creata sperando che facesse breccia nel cuore dei lettori».

Direi che c’è riuscita. C’è una formula del successo?
«Piace il personaggio, il contesto in cui si muove e la squadra che la accompagna. Vanina è una sbirra fiera, libera ma piena di punti deboli e la Sicilia che racconto è vera, niente cartoline e luoghi comuni. I lettori amano molto il commissario Biagio Patanè e più lui sta in pagina, affiancando Vanina, più il suo modo di parlare schietto prende spazio fra modi di dire ed esclamazioni, in un trionfo di lingua siciliana senza alcuna forzatura, strappando sorrisi in modo naturale».

‘A Muntagna, l’Etna, è un suo grande classico. Perché?
«Mi affascina moltissimo, ne sento la presenza. Ho voluto ambientare le indagini sull’Etna portando Vanina in quota, passando dalle vie del centro alla neve, fra le bufere di vento e le strade interrotte dalla lava. I contrasti sono il sale di Catania e di quest’isola, siamo a due passi dal mare ma con la neve a portata di mano».

Vanina è vicequestore aggiunto e lei scrive «i titoli sono uguali per i maschi e le femmine, e sono al maschile». Una riflessione figlia del dibattito odierno sulla lingua?
«Il dubbio era legittimo e l’ho risolto chiedendo ai poliziotti. La carica è questa ed è declinata al maschile: chi la scrive diversamente sta mistificando la realtà. Anche i lettori si sono incuriositi ma al momento le cose stanno così. Forse, un giorno cambieranno, chissà».

Cosa le richiede più impegno, la costruzione dell’indagine o i patemi d’amore di Vanina?
«I lettori di gialli sono esigenti. Le indagini richiedono molto tempo, mi scervello perché tutto quadri e non ci siano passi falsi nella logica ma poi mi rendo conto che, nove volte su dieci, i miei lettori mi chiedono come andrà a finire la storia personale fra Vanina e il suo ex compagno, il sostituto procuratore alla DDA di Palermo, Paolo Malfitano».

In pochi giorni sono usciti il suo libro e poi ecco Alessia Gazzola, Pietrangelo Buttafuoco, Gaetano Savatteri, Massimo Maugeri e Simonetta Agnello Hornby. Esiste un trend editoriale di successo che ruota intorno all’isola?
«Non dobbiamo stupirci, l’isola è sempre stata una fucina di scrittori e fa parte della nostra tradizione. Dobbiamo gioire di questo momento felice e soprattutto del successo che stanno riscuotendo le narratrici. L’emersione di nuove voci nel panorama nazionale è la vera novità, un bel segnale per tutta l’industria culturale».

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