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"Sono cose che passano": strabellissima Sicilia nelle storie di Buttafuoco

Pietrangelo Buttafuoco

Sicilia, anni ‘50. Nel paesino di Leonforte la principessa Ottavia di Bauci convola a nozze con il barone Rodolfo Polizzi, lasciando Palermo e i suoi sfarzi per il cuore polveroso dell’Isola, venendo declassata a baronessa per amore di un “baro-Barone”, un finto nobile con una mamma-matrona, Donna Tina, che ne castra la virilità. Comincia così “Sono cose che passano”, il nuovo romanzo di Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore siciliano – classe ’63 – in libreria per La Nave di Teseo.

Ottavia è bionda, elegante e colta, la sua famiglia si spacca per questa unione, i genitori tollerano il capriccio e i fratelli la ripudiano. Ma lei è sempre stata così, sempre preda di infatuazioni, già ai tempi del King’s College si lasciava attrarre dal lato torbido delle cose, seducendo e sfregiando giovani amanti che imploravano i suoi favori.

Ottavia è imparentata con i Piccolo, «gli amatissimi zii» - ecco sfilare Casimiro, Lucio e Agata, devoti ai Borboni e ammaliati da spiritelli silvani, elfi e gnomi – e Rodolfo che sfoggia dei curiosi baffetti, si sente un seduttore ma ha un cuore colmo d’ingenuità e lì, in quel riverbero del bel mondo sull’isola, è totalmente fuori posto.

Quando arriva a Leonforte anche la contessina Lucy Thompson – bella e selvaggia, nobile e altera – la situazione precipita e Rodolfo, improvvisamente, si ammala. Sarà la cucina della madre, la sifilide o la comparsa, fra le mura del palazzo del “baro-baronetto”, del demone Famelico, che da sempre accompagna le gesta di Ottavia?

Sin qui una girandola di avvenimenti e siamo appena ad un terzo del libro per una farsa brillante in cui riecheggia la prosa di svolazzi, citazioni, omaggi e sberleffi dell’immaginifico Buttafuoco di “Strabuttanissima Sicilia”; in realtà, l’autore sta solo disponendo gli ingredienti e come per un fortunale, sulle pagine fa piombare un’atmosfera cupa e sulfurea mentre Ottavia – prima gran dama in un paesino disperso – cede ad altre passioni, ad altre pericolose tentazioni e fa il suo ingresso la Morte, pronta a sbaragliare tutto.

L’autore dissimula, scrive che «i luoghi e i personaggi di questo libro non figurano allo stato civile», così come Leonforte «il paese che qui è solo un’astrazione», ma porta sulla pagina anche il militare decorato Carlo Delcroix e omaggia la propria storia familiare, raccontando le prime gesta politiche di suo zio, Nino Buttafuoco, parlamentare europeo che morì proprio a Leonforte nel 2005.
Di più non si può dire di questo libro pieno di personaggi – a un certo punto ci saranno anche Ingrid Bergman e Roberto Rossellini – con un epilogo e ben due finali (e, nel frattempo, molti colpi di scena) in cui Buttafuoco finge di raccontare una storia siciliana per poi indugiare fra diavolesse e tentazioni.
Un “Delitto e castigo” siciliano – citando la celebre incisione di Dürer dal titolo “Il cavaliere, la morte, il diavolo” sulle note dell’adagio n.23 di Mozart – per un romanzo che nasce nel cuore della Sicilia, passa per Roma e si conclude sulla banchina del porto di Genova, con vista sul Nuovo Mondo.

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